In principio era Conti il rigorista del Cagliari. Lo era stato gli anni passati, era lui ad avere sui calci piazzati - che non fossero punizioni - il piede più “educato”. Ma al Sant’Elia, nella gara perduta contro l’Atalanta, era stato Andrea Cossu ad accorciare su rigore le distanze, purtroppo inutilmente; il “folletto” ci aveva provato ancora dal dischetto a San Siro, in occasione della straordinaria vittoria ai danni dell’Inter, ma si era visto neutralizzare il tiro dallo specialista Handanovic. Intanto, un terzino brasiliano, in allenamento, provava e riprovava dal dischetto, nella speranza di divenire lui il rigorista dei rossoblù.
Contro la Sampdoria la grande occasione, per riaprire su rigore una gara in salita. Un tiro sicuro, spedito sotto l’incrocio dei pali, e l’esultanza, contenuta ma non troppo, sotto la curva, che alcuni minuti dopo poteva “esplodere” al gol del pareggio firmato Sau. Il Cagliari, finalmente, aveva trovato il suo “tiratore scelto” dal dischetto. Era Danilo Avelar.
Ma la favola del terzino sui calci piazzati non accennava ad essere interrotta: la giornata successiva, nel largo successo di Empoli, il brasiliano “inventava” su punizione una traiettoria alla Magic Box (giusto per citare un nome altisonante in Sardegna in questo periodo) e non lasciava scampo a Sepe. Pochi minuti più tardi si ripeteva trasformando il secondo rigore consecutivo.
All’improvviso, però, il buio: stadio Sant’Elia, partita contro il Genoa. Avelar contro Perin, poteva essere il gol-vittoria. Ma il portiere della compagine ligure respingeva il rigore, e Longo non riusciva a ribadire in rete. Lo stadio piombava nel silenzio, nessun selfie con i tifosi, un mesto pareggio e si tornava a casa col capo chino.
In occasione del primo match del 2015, contro il Cesena, il vantaggio veniva firmato da Joao Pedro, incaricato di calciare dal dischetto. Tiro prima parato, poi sospinto insieme all’urlo della curva in porta. E Avelar? Niente rigore per lui.
Ma ecco la nuova chance, domenica pomeriggio, a Udine. Un maldestro intervento di Heurtaux regalava ai rossoblù il possibile rigore del pareggio. Joao Pedro era già stato sostituito. Eravamo al 90°, o quasi. “Ci penso io”, sussurrava Avelar. Le gambe gli tremavano, ma lui era più che mai convinto che potesse essere il tiro della riscossa. E allora un bel respiro, un breve rincorsa, ed una conclusione così forte e precisa che in uno stadio attonito risuonava soltanto il rumore della rete che si muoveva. Era il gol del pareggio. Ma soprattutto era il gol della rinascita per il terzino brasiliano.
Che sabato prossimo, in casa contro il Sassuolo, un suo calcio piazzato possa “accendere” la Nord? I tifosi lo sperano, e Avelar è pronto a farli sognare, regalare una nuova vittoria e festeggiare con un bel selfie. Perché, dopo la “rinascita”, la sua favola non può, e non deve, smettere di continuare.