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Così vicini, così lontani. Zeman e Zola: due mondi a confronto

Tante le differenze tra i due allenatori

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Un giorno ti accorgi che hai passato il tempo a cucire un vestito che non sarà il tuo. Ci hai messo impegno, hai fatto di tutto perché fosse apprezzato e perché potessi sfoggiarlo con orgoglio. Poi te l'hanno tolto e l'hanno consegnato ad un altro, tale Gianfranco, un omino il cui solo nome accende ricordi e scatena emozioni in tutta l'isola.

A cucire c'era Zdenek Zeman, ha ceduto tutto a Sir Gianfranco Zola da Oliena. Oggi il vestito del boemo sarà di Magic Box, quasi si sovrappongono, loro che sono diversi per natura.

Zola ama sorridere, scherza, era l'esempio del bravo ragazzo ed oggi del buon uomo, lontano da qualsiasi polemica, fenomenale nel rettangolo di gioco, poca esperienza da allenatore.

ZZ sorride quanto nevica sul Sahara, ha acceso una marea di polemiche con le sue frasi (chiedete alla Juve), con quel suo modo di parlare terribilmente pacato, eccezionalmente calmo che scatenava polveroni. E poi ha un'esperienza in panchina che metterebbe a tacere Mourinho, allena da quando Gianfranco era solo un ragazzino.

Magic Box talvolta cambia modulo, passa da 3-5-2 a 5-3-2 a 4-4-2, insomma, si adatta a seconda della materia prima che ha a disposizione. Il boemo  è un integralista, sa il fatto suo, lui stesso disse: "Modulo e sistemi di allenamento non li cambierò mai. Per coprire il campo non esiste un modulo migliore del 4-3-3".

Ora c'è stato il passaggio di consegne: Zeman, nonostante la pessima posizione in classifica, ha divertito il popolo rossoblù ed è andato via tra il malcontento generale. A Magic Box l'arduo compito di superarlo, di andare oltre Zdenek.

Chissà che un'altra differenza tra i due non possano essere i risultati ottenuti.

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