Se ti chiami Barcellona in avanti puoi permetterti tre giocatori che non superano il metro e 70. Sì, solo se la tua maglia porta i colori blaugrana e quel trio è rappresentato da fenomeni, uno di questi di nome Leo, tre volte Pallone d’oro. Il tiki-taka coniato dalla compagine catalana ed esportato in Germania, sponda Monaco, da Pep Guardiola, viene caratterizzato da un possesso palla esasperato, fatto di una fitta rete di passaggi volta a liberare spazi in avanti per poi trovare l’imbeccata giusta.
Da qui l’idea che per finalizzare l’azione non serva un vero e proprio centravanti, ma che il gol sia una questione collettiva: può divenire goleador, dunque, anche un centrocampista. Il termine “falso nueve” (per intenderci il Messi “guardioliano”, il Rooney “fergusoniano” o, in Italia, uno come Giovinco) è stato coniato perché un tempo, quando si scendeva in campo ancora con la numerazione che andava dall’1 all’11, il 9 era riservato alla punta centrale.
Che c’entra questo discorso con il Cagliari, si potrebbe dire. C’entra, eccome. Il tecnico Zdenek Zeman è un amante di questo stile di gioco, che propone oramai con assiduità in ogni compagine allenata. Egli, in questo periodo, ritiene che Andrea Cossu, di professione (coniata da Ballardini) trequartista, possa indossare i panni del Messi di turno e sfoderare prestazioni esaltanti in qualità di punta centrale “mascherata”.
Purtroppo, però, la favola del “falso nueve” in rossoblù, accompagnata da una fitta rete di passaggi, dallo sviluppo di un’azione spettacolare e da una verticalizzazione improvvisa, è tutt’altro che esaltante e si è ammirata solo a sprazzi, per la verità molto pochi: nelle ultime pagine racconta di tornanti, un brasiliano e un colombiano, che si intestardiscono a giocare da soli, a testa bassa, dialogando ben poco con i compagni di squadra; racconta di un capitano, un romano naturalizzato sardo, che invece di giocare di prima o al massimo a due tocchi temporeggia e sfodera sempre quel lancio lungo fuori misura, che per un poveretto alto non più di 1,68 diventa totalmente inutile; racconta di una squadra incapace di sviluppare trame offensive efficaci e in una situazione di preoccupante involuzione.
Il “falso nueve” del Cagliari è un esperimento andato male: che Zeman non ami schierare un centravanti puro lo si sa da tempo. Lo si è visto anche in rossoblù: prima Sau titolare inamovibile al centro dell’attacco, poi infortunatosi l’attaccante di Tonara è divenuto Cossu il numero 7 travestito da 9. Il tutto nonostante in panchina scalpiti un certo Longo, mattatore nemmeno una settimana fa in Coppa Italia con la doppietta rifilata al Modena e desideroso di spaccare tutto e dimostrare il suo valore. Ma il boemo continua a ripetere: “Longo partecipa poco alla manovra”.
Chi ha orecchie per intendere intenda: errare è umano, perseverare diabolico. Che si accantoni il “falso nueve”, per favore, e a Parma si dia una chance da titolare a Longo. L’unica punta “mascherata”, un centrocampista dal gol facile, gioca ancora in Repubblica Ceca e potrebbe arrivare gennaio. Si chiama Husbauer. Che, per ora, si attenda e si applichi un 4-3-3 con un vero centravanti: basta con la testardaggine gratuita e spavalda, anche se ti chiami Zdenek Zeman ma non alleni il Barcellona, con tutto il rispetto per il Cagliari.