L’effetto Zeman con il suo prezioso parafulmini continua ad anestetizzare chi ha a cuore le sorti del Cagliari. Il tecnico boemo non si discute, ma alcune perplessità iniziano ad aleggiare attorno al suo operato e a quello della squadra. Scelte tecniche criticabili, atteggiamenti tattici da rivedere, il tutto condito dall’immancabile pioggia di goal fatti e subiti. Proprio tale aspetto fa giustamente divertire il pubblico e addetti ai lavori, che alcune domeniche della passata stagione hanno rischiato e non poco di finire tra le braccia di Morfeo durante i novanta minuti. Citando però un famoso detto in salsa Nba: l’attacco fa vendere i biglietti, la difesa i campionati.
Stupisce non eccessivamente quindi, in attesa della delicata sfida con il Chievo tra le mura amiche, il solo punto di vantaggio sulla terz’ultima in classifica. Davvero poca cosa, dato che per ora viene trascurato, ma che in altri periodi sarebbe costato la testa dell’allenatore di turno.
Credere che Zeman dopo decenni di carriera possa rinunciare al suo integralismo è pura utopia, ma è quantomeno lecito chiedere al tecnico boemo di puntare su un’undici titolare con delle certezze a cui si vanno ad aggiungere tre o quattro rincalzi di sicuro affidamento. Vari aspetti seguitano ad essere senza spiegazione: il continuo insistere sull’oggetto misterioso Joao Pedro, senza avere una mediana di sicuro affidamento se si esclude lo splendido Ekdal di inizio stagione; impiegare sempre e comunque un Cossu in splendida forma, ma che data l’età prima o poi dovrà tirare il fiato; non avere finora mai schierato Longo dal primo minuto.
Questi sono solo alcuni dei vari dubbi che osservando il Cagliari balzano alla mente, ma che possono avere una logica spiegazione per chi come Zeman ha a che fare quotidianamente con la rosa messa a disposizione.
Le critiche nonostante tutto sono rade e pacate, ma in maniera costruttiva risulta un dovere farle, nell’impazienza di essere smentiti quanto prima.