Non tutti i giocatori son uguali. Alcuni giocano per anni senza mai lasciare il segno. Altri vengono ammirati per il loro talento, per il loro essere dei campioni. Ma c'è un altro tipo ancora di giocatori. Ci sono dei calciatori che non segnano, non dribblano e non incantano. Poi vengono sostituiti e tutto il pubblico si alza in piedi ad applaudire, tutti inneggiano al loro nome. È quel giocatore che non ha un gran talento ma che viene amato, quello che quando parte viene rimpianto e ricordato. È Alessandro Agostini.
"Ago", otto anni da rossoblù prima di trasferirsi al Verona, 297 presenze, 4 assist e zero gol. Sembrano i numeri di un flop, eppure il mancino di Vinci era e resta uno dei più beniamini più amati dalla curva cagliaritana, per la sua costanza di rendimento, per il suo attaccamento alla maglia e il suo impegno. Uno che non andava praticamente mai sotto il 6 in pagella, che spingeva per 90' sulla fascia sinistra partecipando attivamente all'azione offensiva, ma che si faceva trovare sempre pronto anche in difesa dove concedeva pochissimo. Uno che probabilmente sarebbe stato titolare anche nel Cagliari di Zeman: la sua posizione al momento è occupata da Avelar, uno che spinge tanto come Agostini, ma forse l'esterno del club scaligero assicurava maggior sicurezza in fase difensiva rispetto al collega brasiliano.
Domani i sardi ritroveranno colui che per tanti anni è stato il padrone incontrastato della corsia mancina, lo incroceranno da avversario e la cosa sarà davvero strana, perché certi giocatori si fa proprio fatica anche solo ad immaginarli con una divisa diversa. Ago avrà l'occasione per fare qualche chiacchiera con i suoi vecchi compagni, Daniele Conti in primis, con cui ha sempre avuto un rapporto di sincera e forte amicizia. Ma il capitano non sarà l'unico che avrà piacere nell'incontrare il buon Alessandro. Lo saranno un po' tutti i tifosi del Cagliari, che saluteranno da fieri avversari uno che avversario non sarà mai. L'eterno Ago.