La salvezza non è mai apparsa così distante come adesso. Il Cagliari non vince una partita da novembre, in questo inizio del 2021 è stata la squadra che ha fatto meno punti, soltanto uno, contro il Sassuolo, su 7 partite. Eppure il Torino, quartultimo, è a solo +1 dai sardi, che però devono sbrigarsi a rimettersi in carreggiata se non vogliono retrocedere.
La permanenza in Serie A dovrà passare da diversi fattori. Prima di tutto quello mentale. La testa non c'è, è evidente, altrimenti non si sarebbero buttati così tanti punti, vedi Spezia o Sassuolo all'ultimo, oppure in gare fondamentali come quelle contro Fiorentina e Genoa. Perché i giocatori ci sarebbero per fare un campionato quantomeno dignitoso. Ma se manca la mentalità , ecco che diventa tutto più difficile.
Se non c'è mentalità , non c'è neanche fame. Il Cagliari non morde mai veramente l'avversario, e non è una questione di grandi o piccole. Perché come contro la Lazio, dove bisognava capitalizzare quelle poche occasioni costruite, anche contro club come Parma o Udinese si è scesi un campo troppo morbidi, se non molli, portando via un pari senza infamia né lode, giocando una gara piatta. E questi sono punti che adesso pesano tantissimo. Fame e mentalità dunque, questi sono i principi da cui ripartire.
Entrando poi nello specifico del discorso tattico, si prendono sempre troppi gol e se ne segnano sempre meno. I rossoblu sono passati dall'avere una media di 2 reti a partita a realizzarne uno nelle ultime cinque. Invece, la difesa è una delle peggiori della Serie A con 39 gol subiti: solo il Crotone ultimo in classifica con 50 gol incassati e Parma, Torino e Benevento, tutti e tre a 41, hanno fatto peggio. Il reparto arretrato è sempre stato il problema cronico di questa squadra: troppe amnesie, eccessivi errori dei singoli, paura mista a inesperienza. Con il passaggio alla difesa a 3 e l'arrivo di Daniele Rugani si spera possa cambiare qualcosa, perché ora bisogna pensare innanzitutto a non prenderle.
Poi l'attacco, che sembra essersi eclissato. Solo Joao Pedro qualche volta si iscrive al tabellino dei marcatori, con i suoi 11 gol in campionato, ma non basta. Simeone non segna da ottobre, e dopo il Covid non è più lo stesso. Pavoletti aveva iniziato bene, con quel gol di tacco allo Spezia per poi rispuntare con una zuccata delle sue contro il Benevento, ma alla fine si è spento pure lui. Neanche Nainggolan per ora sta dando la scossa sperata, con una condizione che è ancora da ritrovare. Di Francesco dovrà continuare a lavorare su questi due reparti per far ripartire i suoi ragazzi. A parole però è tutto facile.