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Ci manchi tanto Mario! Ovunque tu sia, buon compleanno

Nel giorno del suo compleanno, ripercorriamo la carriera del compianto Mario Martiradonna

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Oggi è il 26 agosto e il nostro giornale coglie l’occasione per ricordare un altro giocatore che ha fatto la storia del Cagliari. Stiamo parlando di Mario Martiradonna che oggi, se fosse ancora vivo, avrebbe compiuto settantasei anni. Purtroppo un male incurabile lo ha portato via tre anni fa: questa non è comunque una scusa per non ricordare un grande giocatore, e un grande uomo, che è entrato nella storia della società rossoblù vincendo il suo primo, e per ora unico, scudetto. Ma chi era Mario Martiradonna?
Nato nel 1938 a Bari, è cresciuto nel Melfi, ed ha esordito in Serie C nel 1959, con il Teramo. L'anno successivo passa alla Reggiana, in B, e vi rimane per due stagioni.
Nel 1962 passa al Cagliari, squadra a cui si lega per il resto della sua carriera agonistica (con 309 presenze e 5 reti), ottenendo la prima promozione in Serie A della storia rossoblù (1963-64) e il mitico scudetto del 1969-70. Non aveva un fisico imponente ma sapeva essere un ottimo marcatore, arcigno e roccioso. Lascia il calcio giocato nel 1973, ritirandosi a vita privata proprio a Cagliari.
Appese le scarpette al chiodo ha avuto modo di dedicarsi a qualche attività commerciale, con scarso successo, ma è sempre stato umile e pronto a rimboccarsi le maniche, proprio come quando era un giocatore.
Uno dei grandi rimpianti della sua carriera è stato quello di non essere mai stato convocato in Nazionale, eppure se lo sarebbe meritato, eccome. In un aneddoto, raccontato in un’intervista di qualche anno fa, disse:
“Mi aveva chiamato il c.t., Valcareggi: ‘Al 99 per cento ci sei’. Il lunedì qualcuno mi ha fatto fuori, ma non vi dico chi”.
Probabilmente Burgnich che, saltato da Pelè nella sfortunata azione che portò al gol del brasiliano durante la finale di Messico ’70, venne ripreso da Albertosi che disse: “Con Mario, non sarebbe saltato”.
Eppure le partite della nazionale dovette guardarle sempre da casa. Il calcio però è rimasto sempre il suo unico, grande, amore:
“Noi guadagnavamo pochissimo, noi vivevamo di passione, oggi pensano solo all'ingaggio. Quando giocavo a Melfi mi pagavano poche lire, praticamente la benzina per tornare a casa, a Bari”
Ce ne fossero ancora di persone, e calciatori, come te.
Ci manchi Mario, buon compleanno, ovunque tu sia!

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