Uno sguardo di ampio raggio sull'attuale pianeta calcio, offre lo spunto per analizzare quanto il Coronavirus stia cambiando le abitudini radicate in questo sport. Sia in chi lo pratica, sia in chi lo guarda.
Se risollevare le sorti di un intero movimento (quarta industria del paese) era l'obbiettivo comune durante la pandemia, a poco meno di un mese dal fischio d'inizio della prossima stagione, è forse lecito porsi delle domande riguardo alla sostenibilità dei protocolli e a come possano incidere sul lavoro dei protagonisti in campo.
Il primo assaggio in casa Cagliari di questa macchina infernale chiamata “linee guida” è stata la positività ai tamponi anti Covid di quattro dei suoi calciatori, subito isolati in quarantena, e il conseguente annullamento dei primi tre giorni di preparazione previsti ad Aritzo.
Forse il male minore, certo, se rapportato al fatto che prima viene la salute. Sicuramente il modo meno felice per dare il via ad un ritiro in un clima spensierato, come succedeva nelle passate stagioni prima del centenario.
Ma se il tutto si dovesse ripetere? Se il contagio colpisse anche lo staff tecnico? Se alla vigilia di gare ufficiali dovesse risultate mezza squadra da isolare in quarantena? Se arrivassero dal mercato giocatori positivi ai test, da non poter schierare in campo? Non sarebbe forse una serie A condizionata (o meglio) falsata?
Non esenti dal contagio ci sono inoltre gli arbitri, i dirigenti, e tantissime altre persone che gravitano nel grande circo industriale del calcio moderno, cioé migliaia di persone. Tutti al lavoro senza paure? Tutti senza mai abbassare la guardia? Tutti rispettosi di ogni precauzione?
E il giocatore in campo con tutti questi fantasmi mentali? Sarà performante come sempre? La marcatura a uomo sulle palle inattive gli risulterà “scomoda” da eseguire? E i contrasti, il contatto fisico? La vita nello spogliatoio o durante le trasferte?
Oppure bisognerà assistere (come alla ripresa dopo il lockdown) a una serie A troppo lenta e tattica, quasi fossero le sgambate del giovedì, in cui agonismo e grinta sono la brutta copia di un ritmo d'allenamento neanche troppo mascherato?
Si vedrà dalla prima giornata in poi. Per ora, Covid permettendo, il lavoro da fare è tanto e Di Francesco, in casa Cagliari, ha ottimi motivi per lavorare sia sul 4-3-3 che sulla mentalità.