Il triplice fischio finale, l'ultimo per questa stagione, anch'esso è arrivato. Ora è il momento dei numeri e dei bilanci. Il Cagliari termina il campionato al tredicesimo posto (Udinese permettendo), con 45 punti (11 vittorie, 12 pareggi e 15 sconfitte). 52 i gol realizzati, 56 quelli subiti.
Una stagione ricca di eventi, quella del centenario rossoblu, dove ripercorrerne le tappe serve a focalizzare le tante ombre e le poche luci di una squadra che, nelle aspettative della vigilia, doveva (e poteva) rendere qualcosa in più rispetto al passato.
Il mercato estivo - Che fosse un anno particolare lo si è capito fin da subito. Lo storytelling del centenario unito agli arrivi di giocatori come Rog, Nandez, Nainggolan, Simeone ed Olsen, hanno fatto il resto. Grandissimo entusiasmo e aspettative. Tra sciarpe buttate al collo dei nuovi arrivati e cori in aeroporto, la Cagliari sportiva ha davvero sognato ad occhi aperti.
A suggello di un ottimo mercato poi, si sono uniti l'entusiasmo del presidente, la benedizione di tanti ex campioni rossoblu, e la dimensione di un club work in progress, che sono stati il collante iniziale di cui Maran e squadra hanno inizialmente potuto beneficiare durante il ritiro.
“Fare meglio della scorsa stagione” era, tra le tante, la più gettonata delle dichiarazioni del precampionato ai microfoni della stampa, in una luna di miele che pareva infinita.
Dal sogno alla caduta - Il resto è storia di campo. Di un girone d'andata in positivo tanto da stropicciarsi gli occhi, e di una serie di risultati utili consecutivi (13) da far girare la testa e gridare all'anno di grazia. Una classifica che per tante giornate ha fatto sognare, così come le vittorie epiche in trasferta a Napoli e Bergamo, o quelle in casa a suon di gol e bel gioco come contro Fiorentina, Genoa e Spal.
Era un Cagliari (in quel momento) vorace di punti e di buone prestazioni. Cinico, spigliato, sbarazzino. La sfrontatezza messa in campo era quella di chi, anche a livello nazionale, faceva parlare di sé ed accostare ai propri colori sociali, la parola Europa da tanti addetti ai lavori meravigliati ed increduli.
Poi il buio pesto - Il primo sentore, in trasferta nel pantano di Lecce, la sua conferma alla Sardegna Arena contro la Lazio. Un pareggio burrascoso contro i salentini ed una rocambolesca sconfitta nel recupero extralarge coi bianco celesti, dalla quale gli isolani forse, non si sono mai mentalmente rialzati.
Il seguito infatti è un giro di boa da incubo e un inizio 2020 intriso di sconfitte per due mesi di fila. Dove un gruppo smarrito ed un Maran costernato (e contestato), non riuscivano a ricompattarsi e trovare il guizzo giusto per un cambio di rotta. Né con gli innesti di gennaio, Pereiro e Paloschi su tutti, né con la tanto invocata fortuna, che ha continuato a voltare le spalle.
L'era Zenga - Lo scossone societario poi, è arrivato puntuale. All'esonero (forse tardivo) del tecnico trentino, si è susseguito l'arrivo a inizio marzo di Walter Zenga. Pronti via, giusto il tempo della presentazione in sala stampa, e parte il lockdown causa Covid19.
Tutto fermo per la quarantena, lavoro in casa per i giocatori ed impossibilità di conoscere la squadra sul campo per tre mesi. Tra linee guida stringenti e protocolli sanitari poi, alla ripresa delle attività, dovendo giocare ogni 3 giorni, “l'uomo ragno” non ha potuto mai allenare veramente la tattica - attenuante questa - da riconoscergli senza se e senza ma.
La sua guida, più che tecnica, è stata appunto (nei fatti) quella di un mental coaching di supporto alla mentalità, mostrando però tutti i limiti tattici che, per ovvie ragioni, man mano son venuti a galla in corsa, in un Cagliari incapace di darsi un assetto e un identità di squadra.
Su 36 punti in palio durante la sua gestione, sono 13 quelli conquistati dai rossoblu. Davvero troppo pochi (forse) anche per chi come lui, di attenuanti ne ha tante, ma non abbastanza per non parlare di fallimento.
Il futuro - Come spesso accade nel calcio contemporaneo, dove le decisioni superano la velocità del pallone sull'erba, alcune di esse in casa Cagliari son già state prese.
La prima, in vista della prossima stagione, è appunto l'esonero di Zenga, comunicato al mister poche ore prima dell'ultimo match contro il Milan.
Il resto verrà stabilito nel mercato estivo e nella scelta del prossimo progetto tecnico. Rimane, quella appena conclusa, una stagione di alti e bassi ed un centenario che poteva andare sicuramente molto meglio.
Aver buttato al vento il bottino del girone d'andata, le gestioni di due allenatori, e dover ripartire da zero al prossimo ritiro, più che un mea culpa societario, dimostra la realtà dei fatti così come spesso accade, quando il calcio ti presenta il conto in faccia.