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Tifo e sociologia, l'assenza del calcio e delle sue ritualità

Dal piacere di andare allo stadio o di vivere la partita in famiglia davanti alla TV nel week-end, alle scaramanzie dei pre gara ai “Caddozzoni”: la voglia di tornare a vincere e partecipare

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Con un Italia chiusa, ferma, ritirata in casa, ed un campionato di calcio che a ciò non fa eccezione, è arrivata anche la prima domenica al tempo della quarantena. Come tutte le squadre di serie A, anche il Cagliari attende di sapere quali risvolti futuri matureranno  e se (e in che termini) si potrà proseguire la stagione.

Tra i quotidiani cambiamenti che l'intera nazione sta vivendo, si assiste perciò anche all'assenza del calcio e delle sue ritualità. Tempi, modi, soluzioni e scenari futuri, sono quindi sospesi, ed al momento, tutti in divenire ed in fase di aggiornamento. Quel che è certo, è il risvolto nostalgico che producono (ora) i ricordi a fare la differenza. In questo momento di vita così anormale per tutti e ad ogni livello. Compresi quelli legati alla squadra del cuore, al piacere di andare allo stadio o di vivere la partita in famiglia davanti alla TV nel week end.

Cose marginali (si direbbe oggi) se rapportate al momento così complicato di una nazione intera, ma che se visti in chiave sociologica rendono l'idea della portata storica del periodo che l'Italia e non solo, sta attraversando. Dove anche il calcio in generale, ed il Cagliari nello specifico, ne sono parte integrante sia come business che come passione per tanti tifosi.

E allora è così, che ognuno può dare il suo personale valore alle piccole cose. Dall'ultima gara vissuta di persona alla Sardegna Arena, passando per la curiosità per il novo Cagliari di Zenga, dalle scaramanzie dei pre gara ai “Caddozzoni”, alla voglia di tornare a vincere e chiudere la stagione del centenario col massimo dei punti possibili. 

 Alcuni calciatori isolani negli ultimi giorni, si son stretti via social in un abbraccio ideale e carico di passione con la piazza rossoblu. E' il caso ad esempio dei video messaggi di saluto e incoraggiamento di Ceppitelli, Pisacane e Nainggolan, cliccatissimi dai tifosi e chiari inviti a restare fiduciosi nelle proprie abitazioni, sperando che tutto passi in fretta.

Un modo per surrogare la mancanza del campo forse, che per un atleta di serie A è una privazione enorme, o probabilmente un semplice gesto per riscaldare i cuori della gente. Sicuramente da parte di tutti c'è la lieta speranza di tornare a godersi lo stadio, i suoi riti, le sue dinamiche, il suo gergo e le sue giornate di primavera inoltrata, che a questo punto, prevedibilmente saranno lo sfondo delle future gare qualora il campionato ripartisse.

Solo allora, assiepati in tribuna, ognuno potrà esorcizzare a modo suo gli attuali giorni di scoramento, e riprendersi ciò che Zenga e il Cagliari potrebbero regalare. Il solo fatto di ritrovarsi fuori, in un grande spazio, magari in un sold out dello stadio e in un orizzonte di senso più ampio della propria casa, è la dimensione che (per ora) basta e avanza a garantire i sorrisi.

“Libertà è partecipazione”, cantava G.Gaber. Ad oggi, e per tutti, l'unica vittoria prioritaria in agenda.

Per i tre punti invece, si vedrà in seguito. Ogni cosa a suo tempo.

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