Il Cagliari pare ormai da troppo tempo condannato a non divertirsi e non divertire. Lo dicono i risultati, parte della tifoseria spazientita e un inversione di marcia che tarda ad arrivare.
La luce, tanto invocata da Maran a parole, sul campo ancora non si vede. Ed in questo clima di voglia di riscatto, posticipato (sistematicamente) alla gara successiva, giocare a calcio sereni e a mente sgombra, di questi tempi è una chimera.
La squadra, sempre più al palo, pare bloccata nelle idee e negli atteggiamenti. Anche contro il Napoli ad esempio, pochissime le trame e occasioni da rete, i cross dal fondo e l'interdizione. Il tutto mascherato da una serie infinita di passaggi a ritroso (fini a se stessi) e da qualche iniziativa personale e velleitaria.
La sana pazzia del girone d'andata, le giocate che riuscivano ed il piacere (contagioso) di una squadra che cresceva e si divertiva giocando, sono ad oggi un tiepido ricordo.
Alla quinta di ritorno infatti, sorrisi sempre più spenti e morale sempre più basso, sono lo specchio fedele di un pubblico che sugli spalti ha perso l'entusiasmo dei giorni migliori e di una squadra che non trova più il piacere di esaltarsi come riusciva a fare qualche mese fa.