Il Cagliari pareggia anche a San Siro e si riscatta dal periodo negativo in cui era precipitato tra dicembre e gennaio, quello delle 5 sconfitte consecutive tra campionato e Coppa, interrotte dal 2-2 contro il Brescia e poi dal capolavoro tattico di Rolando Maran. Già , Maran, il più criticato della banda: quando le cose non vanno il primo ad averne colpa è sempre l'allenatore, se si vince invece, bravi gli altri.
Ma l'1-1 ottenuto meritatamente sul campo dell'Inter porta la sua firma. Prima di tutto perché ha l'intuizione di schierare il Cagliari a specchio: il 4-3-2-1 disegnato in grafica è un albero di Natale solo sulla carta, perché appena la gara incomincia si trasforma in un 3-5-2 sulla falsa riga di quello di Conte. Questo blocca la manovra nerazzurra, che appare lenta e macchinosa in più frangenti. I rossoblu invece, sono più fluidi.
Un'altra mossa vincente è quella di schierare Oliva al posto del Professor Cigarini. Come a Bergamo, il tecnico trentino preferisce un mediano più dinamico, che faccia anche da frangiflutti, alle geometrie del regista titolare.
Poi, i cambi: Castro e Mattiello sono quasi obbligati, ma funzionano. El Pata illumina con il velo a liberare il destro di Nainggolan, mentre il terzino porta freschezza a sinistra, rilevando un Pellegrini che ha dato tutto. A volte è stato rimproverato a Maran di cambiare le carte in tavola con colpevole ritardo, ma stavolta legge la gara alla perfezione e il resto viene da sé.
Ma più di tutto stupisce il modo in cui il Cagliari è sceso in campo, per nulla scontato, considerato sia le ultime gare degli isolani che lo spessore degli avversari. Ma i padroni del campo, soprattutto nel primo tempo, sono gli ospiti, che neanche dopo il gol del Ninja hanno smesso di giocare, come si addice a una squadra che vuole lottare per posizioni di rilievo.
Senza Rog, senza cambi in attacco e con una difesa rattoppata Maran ha saputo ottenere il massimo dai suoi giocatori. Non è la prima volta che questo mister si arrangia con quello che ha, l'ha dimostrato pure negli anni passati con Catania e Chievo, ma per qualche strana ragione continua ad essere probabilmente l'allenatore più sottovalutato di tutta la Serie A.