Il risultato del Via del Mare è più che giusto, ma per come è maturato, c'è da mangiarsi le mani. Il 2-2 non ruba niente a nessuno, ma per certi versi può addirittura stare stretto al Lecce, che ha rischiato di ribaltarla ulteriormente nei minuti finali.
Il Cagliari esce con un punto guadagnato e allo stesso tempo con due punti persi, in una gara dove non ha di certo brillato, anzi. Era riuscito a portarsi avanti grazie a Joao Pedro e Nainggolan, illudendosi, finché poi non sono arrivati i veri errori.
I cambi di Maran - Partiamo dal mister, e non per irriconoscenza nei confronti del tecnico trentino, che fino a qui è stato l'artefice di un cammino straordinario insieme ai suoi ragazzi, meritandosi la posizione attuale, ma perché è da una sua mossa che la partita è girata. Precisamente, dal minuto 76, quando Ionita rileva Simeone. Scelta da una parte comprensibile, perché con due reti di vantaggio è lecito volersi coprire, ma è anche vero che togliendo un attaccante per un centrocampista abbassi inevitabilmente il baricentro della squadra e, in maniera involontaria, lanci un segnale all'avversario, dimostrando che non pensi più a renderti pericoloso, ma anzi, gli togli una preoccupazione in più in difesa. Forse, parlando col senno di poi, un Cerri a tenere palla e a far salire la squadra sarebbe potuta essere la mossa migliore.
E non finisce qui, perché poi escono pure Nainggolan e Rog, i due uomini chiave del match, gli unici in grado di costruire la manovra e spezzare il gioco. Un cambio andava fatto per forza per fare entrare Rafael, ma togliere il croato per Mattiello è stato come darsi la zappa sui piedi, anche perché poi il laterale rossoblu non ha limitato in alcun modo le scorribande dell'indemoniato Farias.
L'ingenuità dei singoli - Tradotto: Cacciatore e Olsen. Il primo si traveste come Suarez a Sudafrica 2010 e para un colpo di testa diretto in porta, il secondo è autore di una vera e propria scena da Far West, brutta quanto incomprensibile. Il fallo del terzino del Cagliari è stato un gesto puramente istintivo, ma uno dalla sua esperienza deve capire che tra un gol fatto e un rigore più un' espulsione, è meglio prendersi il primo, soprattutto perché il risultato non era ancora del tutto compromesso. Il portiere svedese invece non ha scuse, condanna il Cagliari dopo una prestazione super, macchiata da una sciocchezza clamorosa. Lapadula ci mette del suo, ma la reazione è stata obiettivamente esagerata, non da lui. Anche dopo il rosso era visibilmente nervoso, e ora con quattro giornate di stop salterà pure la Lazio, lasciando un buco non indifferente tra i pali.
Il calo di attenzione nel finale - È vero che gli episodi hanno determinato l'andamento della gara, ma è altrettanto corretto dire che i sardi hanno avuto un abbassamento di concentrazione dopo il vantaggio, come successo contro la Fiorentina. Ancora due reti nell'ultimo quarto d'ora, ma stavolta pesano come macigni, a differenza della giornata scorsa.
Inesperienza - Questo Cagliari deve ancora maturare. Si sono fatti grandi passi in avanti rispetto alla stagione scorsa, ma bisogna ancora lavorare sulla gestione dei momenti delicati.
Si torna comunque in Sardegna con un punto in cascina e l'undicesimo risultato utile consecutivo in tasca, come non succedeva dal maggio del 1992. Alla prossima arriva la Samp di Ranieri, che si faccia tesoro, e non solo per il 2 dicembre, degli errori commessi nella battaglia di Lecce.