Bene, adesso il tappo è esploso definitivamente. Il Cagliari vince a Bergamo contro l'Atalanta e fa molto rumore, questo è vero, ma non è più una sorpresa. La banda di Maran è una realtà della Serie A e nella lotta per finire tra le prime sei ci entra di diritto, perché se adesso la Roma terza dista solo un punto un motivo ci sarà. In effetti, le ragioni sono più di una, e proveremo a elencarle di seguito.
- I numeri. Parlano anche quelli, eccome. Il nono risultato utile consecutivo arriva nella gara forse più difficile della stagione, e il ruolino di marcia dalle due sconfitte di inizio campionato è da squadra che lotta per la Champions: 6 vittorie e 3 pareggi, che fanno 21 punti totali. Un bottino così i rossoblu non lo vedevano dall'annata dello scudetto (dove fecero addirittura meglio, con 25 punti). Inoltre, l'ultima volta che si rimase imbattuti nei primi 5 match esterni in Serie A fu proprio nel 1969/70.
- La maturità da grande squadra. L'unico rimpianto per ora è la sfida col Brescia, dove almeno un punticino il Cagliari avrebbe potuto prenderselo, ma è andata come è andata. Poi però, i sardi hanno saputo gestire ogni tipo di gara, anche quelle più ostiche, con una maturità di squadra che non lotta per la salvezza, ma per qualcosa di più. Il mix di giovani ed esperienza ha fatto sì che si creasse una coesione da sogno, e ora si raccolgono i frutti.
- L'organico. Non è una rosa da ultime dieci posizioni, lo si è ripetuto più volte. Il centrocampo tra Rog, Nandez e Nainggolan è da Europa League, come anche il portiere Olsen. Un terzo del gruppo che ha fatto salire di livello il resto. L'organizzazione, la cattiveria e la grinta fanno il loro, ma alla fine la qualità ti dà quella spinta finale per sognare in grande, e se il Cagliari può giocarsela con chiunque è anche perché i mezzi tecnici li ha.
- Il non avere un reale obiettivo dopo la salvezza. Facendo i dovuti scongiuri, con una media punti così il discorso salvezza verrà archiviato prima del previsto. Poi però che succede? Perché gli isolani di fatto potrebbero trovarsi in una sorta di terra di nessuno, e allora lì ci sarà da divertirsi. Dove si può arrivare non lo sanno neanche loro, perché si parla di Europa ma non è quello l'obiettivo dichiarato. Il segreto è scendere in campo con il solo scopo di migliorarsi, e attraverso questo tipo di mentalità il Cagliari può andare lontano, senza sentirsi addosso la pressione di Roma, Lazio o Milan che devono per forza entrare nel gruppo delle sei sorelle.
- La vittoria di Bergamo. Il 2-0 in casa della Dea è la partita della svolta. Vincere in un campo così non subendo gol dal migliore attacco del campionato vuol dire tanto, specie se fatto nel modo di domenica, con le maglie bianche che hanno coperto il terreno di gioco dominando in lungo e in largo, impartendo una vera e propria lezione di calcio sul piano dell'intensità e del gioco, proprio le armi preferite di Gasp & Co.