La seconda gara casalinga della squadra isolana andata in scena domenica scorsa nella partita contro l'Inter di Antonio Conte e dell'ex Niccolò Barella, terminata con la vittoria degli ospiti per 2 a 1, ha dato modo ad addetti ai lavori e tifosi (dalle risposte viste in campo) di notare alcune defezioni ancora troppo evidenti in merito alle manovre di gioco del collettivo cagliaritano.
Sebbene con tutte le attenuanti contingenti e riconosciute a “pieno diritto” sia alla guida tecnica che al suo staff, come gli infortuni di Cragno e Pavoletti, gli arrivi last minute di Nández, Pellegrini, Nainggolan, Simeone ed Olsen, e quindi il pochissimo tempo avuto per lavorare sul campo, il dover incontrare una squadra attrezzata come l'Inter e solo alla seconda di campionato, è lecito e costruttivo osservare alcuni punti “critici”.
Coralità di squadra – Sia con la gara contro il Brescia che in quella contro l' undici di Conte il gioco del Cagliari ha mostrato ancora troppa poca linearità in fase di possesso palla. Giocatori come Rog, Nández, Pellegrini, Nainggolan (nuovi arrivi) e titolari da inizio gara, fraseggiano, impostano, sviluppano gioco e macinano corsa. Tuttavia le iniziative sembrano ancora troppo sfilacciate sia rispetto ad un gioco d'insieme, sia ad una visione strategica organizzata e palla a terra degli assalti alla porta avversaria. Il tutto lascia spazio a dei traversoni dalla trequarti alla ricerca della testa degli attaccanti. Le sincronie e i meccanismi tra gli interpreti necessitano di più tempo e allenamenti.
Formazione tipo – Valutati singolarmente e viste le caratteristiche tecnico tattiche dei singoli, i protagonisti del Cagliari del centenario sono sicuramente giocatori di livello per ben figurare in serie A. Quello che ancora latita è tuttavia la consapevolezza di essere un monolite. Una formazione di undici titolarissimi (salvo squalifiche o infortuni) e di sostituti pronti a spaccare la gara quando chiamati in causa. Compito di Maran sarà quello di fare delle scelte in tal senso plasmando il bagaglio tecnico e umano di cui dispone. Offrendo in questo modo ai suoi giocatori la coscienza di un ruolo “più chiaro” all'interno del modulo tattico e dello spogliatoio anche tra nuovi arrivi e senatori.
Coraggio di scegliere – Avere così tante soluzioni e così di alto livello tra i calciatori porta paradossalmente alla difficoltà di scegliere chi e come schierare in campo, o utilizzare in base alla lettura preventiva delle partite. Questo onere spetta a Mister Maran. Schierare in campo (tra titolari e subentrati) il massimo possibile della qualità come è stato contro l'Inter, non sempre equivale a tradurre il tutto nel risultato auspicato. Oltre ai nuovi arrivi Olsen, Rog, Nández, Nainggolan chiamati in causa dall'inizio, sono poi subentrati Castro e Simeone. Il meglio del meglio, che purtroppo non è bastato a cambiare il risultato finale.
Il turno di pausa della serie A sarà una ghiotta occasione in casa Cagliari per lavorare su questi aspetti e non solo. Anche avere più tempo influirà sia dentro che fuori dal campo per dar modo al gruppo di cementarsi e conoscersi meglio. Già dalla prossima gara in trasferta contro il Parma, l'auspicio è quello di vedere un gioco più fluido e corale nel rispetto dei piani e delle idee del Mister.
Un'orchestra di bravi solisti che però suonino a tempo, lottino e si divertano sopra un campo di erba verdissima.