In ogni squadra di calcio che si rispetti sono presenti alcuni elementi che, a volte anche giocando poco (o nulla), risultano importanti per il proprio ascendente sullo spogliatoio.
Sono appunto detti comunemente “uomini spogliatoio” e spesso il loro ruolo pesa più di quanto non si pensi in realtà. Nel Cagliari Calcio uno di questi è sicuramente Simone Aresti, terzo portiere della rosa rossoblù preso per rispetto della regola dei giocatori cresciuti nel vivaio e diventato in breve tempo un esempio di attaccamento al club e professionalità.
Non è facile infatti volere il meglio per la squadra, e quindi per sé, quando non si scende mai in campo per motivi gerarchici. Non è facile stare a guardare il proprio collega giocare anche nei momenti in cui lo si meriterebbe. Ma tant’è, il ruolo del portiere di riserva è così e un giocatore professionista deve viverlo nel migliore dei modi, ovvero lasciando il segno nell’unica finestra nella quale gli è permesso esprimersi: gli allenamenti.
Mantenere il livello della competizione alto è fondamentale per favorire la crescita della squadra e in questo senso Simone è stato grandioso, la fragorosa esplosione di Cragno di fatto è merito anche un po’ suo. Inoltre pare sia un ragazzo veramente disponibile, per bene e simpatico, tutte qualità che all’interno di un piccolo “ecosistema” come una società di calcio tendono a migliorarlo.
Ben vengano questi giocatori, non solo ciò che è visibile all’occhio fa la differenza e Aresti non si vede ma c’è, eccome se c’è.