Agguantata quota 40 punti, il Cagliari ha dovuto affrontare un trittico di partite per nulla facili, che hanno procrastinato il raggiungimento della salvezza matematica. Se la trasferta di Napoli, in virtù di una rivalità mai sopita, è stata affrontata con il giusto atteggiamento, le sfide con le due compagini romane hanno restituito una formazione rossoblù poco concentrata nel perseguire le proprie convinzioni tattiche.
Tra le armi che maggiormente hanno consentito alla formazione guidata da Maran di innescare il proprio reparto avanzato, c’è senza dubbio il gioco sulle fasce. L’approdo in gennaio di Cacciatore e Pellegrini infatti ha permesso di avere sulle corsie laterali due interpreti capaci di offrire un apprezzabile e tangibile apporto in entrambe le fasi.
In occasione della sconfitta con la Lazio, entrambi i terzini sono andati continuamente in difficoltà al cospetto dei laterali biancocelesti, dimostrandosi da un lato incapaci nel coadiuvare i centrali in fase di copertura ponendo un freno alle scorribande avversarie, mentre dall’altro quasi mai sono stati in grado di superare la metà campo offrendo spunti interessanti per la testa di Pavoletti o gli inserimenti dei mediani.
Una mancanza che depotenzia notevolmente le velleità cagliaritane, che sul contributo delle corsie laterali ripongono grande fiducia, complice un attacco che conta sulle doti aeree di Pavoletti e in alcuni frangenti su quelle ancora da valorizzare di Cerri.
Due match separano la formazione rossoblù dal rompete le righe e la conquista degli ultimi punti necessari non tanto al raggiungimento della permanenza nella massima serie, ma auspicabili al fine di una conclusione degna di un torneo caratterizzato da luci e ombre.
Ottenere tale ultimo obiettivo stagionale con Genoa e Udinese, non appare un’impresa impossibile, raggiungibile tuttavia con l’apporto e il giusto atteggiamento dell’intera rosa e di chi riveste nell’economia degli schemi rossoblù, vedi Pellegrini e Cacciatore, un’importanza notevole.