Il Cagliari ha affrontato una formazione come il Napoli decisamente più attrezzata, perseguendo un’idea di gioco valida e che al netto di un rigore quantomeno dubbio decretato nei minuti di recupero, aveva consentito il raggiungimento di un prezioso pareggio.
Una gara impostata da Maran con una formazione inedita, dove spiccava l’assetto offensivo basato sulla coppia formata da Pavoletti e Cerri. Un duo d’attacco rappresentante una vera e propria rarità nel calcio attuale, che se da un alto difficilmente verrà riproposto nelle prossime contese, dall’altro ha offerto un contributo prezioso e in grado di creare buone trame di gioco.
Cerri in particolare, nonostante venga utilizzato raramente dal proprio allenatore, ha dimostrato di poter svolgere egregiamente anche le funzioni di seconda punta. Un compito non rientrante nelle proprie corde e al cospetto di una retroguardia di tutto rispetto, assolto con abnegazione, impegno e sacrifico.
La punta scuola Juventus ha colto l’occasione offerta da Maran, dimostrando di voler sfruttare quelle chance che si prospetteranno nel prossimo futuro in modo da scalare così delle gerarchie che identificano Leonardo Pavoletti come l’unica vera certezza nel reparto offensivo rossoblù.
La dirigenza isolana, complice un ingente investimento, ha puntato forte su un centravanti che a fronte di una carta d’identità che recita 23 primavera, fatica e non poco nel trovare i favori dei sostenitori cagliaritani.
Uno sguardo distaccato e maggiormente obiettivo identifica invece in Cerri un prospetto interessante, che al momento deve fare i conti con diverse difficoltà nell’intraprendere un deciso percorso di crescita a fronte di un impiego ridotto e la mancanza di schemi che ne possano valorizzare appieno le doti.
L’estate e le dinamiche che porteranno alla costruzione della rosa chiamata ad affrontare la prossima stagione diranno chi e con quale ruolo sarà chiamato a difendere i colori rossoblù. Cerri qualora dovesse continuare a far parte del progetto Cagliari dovrà incontrare maggiore sostegno, diventando così il presente e non solo un ipotetico prospetto futuro.