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L’arte del difendere e quel (grave) peccato originale archiviato

Il Cagliari ha ritrovato la compattezza che lo aveva reso una squadra temibile nella prima parte di stagione

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Negli ultimi tempi la condizione fisica e le prestazioni tecniche mostrate dal Cagliari sono decisamente migliorate è questo ha portato la squadra a veleggiare verso lidi tranquilli.

L'obiettivo non è stato ancora raggiunto per la verità, tuttavia è molto vicino e buona parte del merito va assegnata al salto di qualità compiuto dalla fase difensiva isolana. Non è un mistero infatti che la squadra di Maran, almeno fino alla fine di gennaio, presentasse diverse criticità in copertura e spesso incassasse reti ingenue nei primi venti minuti di gara, il che non è mai un bene.

Prima di tutto perché passare in svantaggio non permette a una squadra di esprimersi come avrebbe voluto in principio, in quanto il cosiddetto “piano gara” cambia in ottica del recupero del risultato, e poi per una semplice questione mentale, di testa: commettere errori in sequenza porta un calciatore, inconsciamente, a demoralizzarsi e di conseguenza a perdere concentrazione e convinzione. In quattro parole, fiducia nei propri mezzi.

Come sappiamo, la fiducia è una condizione necessaria a qualunque essere umano per svolgere una mansione nel miglior modo possibile, e il concetto vale tanto per il calciatore quanto per l’impiegato postale. Va da sé che la situazione non fosse quindi la più adatta a tirar fuori il meglio dagli interpreti che si scambiavano giornata dopo giornata una maglia da titolare.

Poi col tempo e col lavoro alcuni meccanismi, forse prima un po’ arrugginiti, hanno ripreso a funzionare (tra gli altri: maggior filtro a centrocampo, generosità in copertura e concentrazione massima) ed il Cagliari è riuscito a ritrovare la famigerata quadratura che nella prima parte di stagione lo aveva reso una squadra temibile, sopratutto tra le mura della Sardegna Arena.

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