La partita di Bologna rappresentava una ghiotta e preziosa occasione al fine di proiettare la squadra rossoblù verso una differente dimensione.
Un buon Cagliari che nella prima frazione di gioco è stato beffato dallo sfortunato intervento di Bradaric, ha lasciato spazio a una squadra che richiama tristemente quella “ammirata” in troppe occasioni nel corso di questa stagione.
L’atteggiamento propositivo, determinato e orientato al conseguimento di un risultato pieno, ovvero quello che ha consentito di inanellare prestazioni convincenti e racimolare punti preziosi nelle ultime contese, non ha avuto un seguito convinto, rimandando per l’ennesima volta Barella e compagni ai prossimi esami.
Prove che se in linea con un modus operandi solito, vedranno un Cagliari double-face, capace di ottenere rispettabili dividendi tra le mura amiche, salvo poi trasformarsi in vittima sacrificale quando impegnato nei campi della penisola.
Una continuità di rendimento che cristallizza la formazione guidata da Maran in una posizione appena sufficiente a restare fuori dalla lotta più accesa per non retrocedere.
Tale condizione se da un lato consente di centrare comunque l’obiettivo minimo stagionale, dall’altro non permette e alimenta un processo di crescita stabile e in grado di valorizzare doti evidenti.
11 gare separano il Cagliari dal rompete le righe e la fine di una stagione tumultuosa e a tratti anonima. Affrontarle in netta controtendenza rispetto al passato appare l’unico modo che possa riservare qualche soddisfazione, non disdegnando così la possibilità di creare una nuova e diversa base, tecnica, tattica e psicologica, utile a rivolgere lo sguardo verso scenari ambiti, ma costantemente irraggiungibili.