Il Cagliari targato Maran è riuscito nell’impresa non facile, in virtù di una rosa comunque attrezzata per far meglio di quanto visto sinora, di mettere in serio pericolo diverse certezze maturate nel corso della primissima parte di stagione.
Partendo da Srna fino ad arrivare a Pavoletti, il rendimento (tecnico e mentale) profuso è tristemente insufficiente e non consente di alimentare un gioco oramai poco propositivo basato su iniziative estemporanee e continui cambi di assetto e interpreti.
Colui che più di altri sembra patire la situazione contingente, è senza dubbio Nicolò Barella. Il fulgido prodotto del vivaio isolano, dopo il tourbillon del mese di gennaio, è alle prese con un periodo non facile. Uno stato che è diretta conseguenza della mancanza di risultati, di un senso d’impotenza crescente e una collocazione nel rettangolo di gioco in continuo mutamento.
A fronte di un’età ancora giovanissima e un’esperienza ancora tutta da costruire, Barella è a tutti gli effetti il “tappabuchi” a cui Maran ricorre per colmare assenze o cali di rendimento dei compagni. Una responsabilità assolta con grande abnegazione ma che non sempre sortisce gli effetti sperati e impone un rapido cambio di rotta.
Parma, Sampdoria e Inter all’orizzonte, rappresentano un trittico di partite capaci di produrre effetti diametralmente opposti.
Il Cagliari e lo stesso Maran hanno infatti l’obbligo di presentarsi con il miglior Barella, ovvero un giovane leader capace di trascinare compagni e tifosi, che dovrà essere necessariamente affiancato da una squadra, consapevole delle proprie virtù ma soprattutto determinata nel seguire una direzione comune.