Il match casalingo perso contro l’Atalanta di Gasperini ha contribuito ad aggravare la situazione complessiva di una formazione rossoblù alle prese con una continua e preoccupante involuzione.
Sul fronte offensivo, le idee perseguite dal collettivo allenato da Maran sono apparse poche e incapaci di produrre pericoli rilevanti, costanti e credibili per la retroguardia orobica. Pavoletti, in particolare, è stato lasciato solo a combattere stoicamente contro i difensori avversari: nonostante un impegno innegabile, è stato reso, senza troppe difficoltà , inoffensivo.
Una dinamica non nuova che se da un lato sottolinea l’importanza dell’attaccante livornese per le sorti del Cagliari, dall’altra impone un rapido cambio di filosofia al fine di perseguire doti importanti ma al momento largamente inespresse e in fin dei conti frustrate.
Lo spartito che prevede una compagine arroccata sulla difensiva, che quando protratta in avanti privilegia il lancio lungo senza ricorrere al fraseggio della mediana o il gioco sulle fasce, può portare in dote qualche raro punto ma inevitabilmente non favorisce l’acquisizione di certezze solide e schemi ben precisi.
Un’identità definita invece, che si basa sulle doti dei singoli e non sulle mere difficoltà dell’avversario di turno si identifica come l’unica via perseguibile, non facile ma valida ad infondere fiducia, ritrovando certezze ora smarrite e favorire l’inserimento dei nuovi e imprescindibili innesti.
Pavoletti è un patrimonio da rimettere al centro del gioco e del progetto al più presto, capace di trascinare tifosi e compagni. Lo impone il momento e sempre di più anche la classifica.