Ultimamente a Cagliari le cose non stanno andando per il verso giusto e una frase che si sente spesso - a volte direttamente dalla guida tecnica, altre dai giocatori - dopo una sconfitta è: “Ci rifaremo la prossima volta”.
Le partite però passano e i risultati continuano a latitare (i rossoblù hanno raccimolato solo una vittoria negli ultimi undici incontri), quindi la domanda da porsi a questo punto sarebbe: “Come posso realmente migliorare?”. La risposta non è altrettanto semplice purtroppo perché il calcio non è una scienza esatta, tuttavia le rotte da seguire per mettersi al riparo dalla “tempesta” all’orizzonte e approdare a porto sicuro ci sono e vanno prese in considerazione.
Lasciando da parte il discorso mercato, è opportuno analizzare prima quelli che sono i maggiori problemi della formazione isolana, ovvero la fragilità difensiva e la sterilità offensiva. Si segna poco e si subisce parecchio e non tutti i problemi possono essere imputati alle carenze dell’organico, poi colmate negli ultimi giorni del mercato invernale. Difatti al momento il Cagliari mostra dei limiti tattici e fisici che suggeriscono cambiamenti repentini, forse drastici, all'impianto di gioco.
Il 4312 che aveva trovato la propria chiave di volta in Castro pare non funzionare più e va perciò cercata una soluzione che permetta di coprire meglio il campo sia in attacco che in difesa spendendo minore energia. Per gli uomini a disposizione di Maran (ai quali è stato aggiunto un buon mix di giocatori giovani ed esperti) e per la filosofia del tecnico trentino, il caro vecchio 352 potrebbe tornare utile a coprire meglio il campo e forse aiuterebbe i rossoblù a migliorare la propria impietosa differenza reti segnando qualche gol in più e incassandone qualcuno in meno.