In quel clima di confusione, in quei momenti in cui tutto sembra perduto e offuscato al tempo stesso, in cui i rimpianti cominciano a prendere il largo sulle speranze e le convinzioni e in cui gli avversari sembrano averti messo sotto scacco, a volte basta anche un singolo attimo per stravolgere il copione di una partita di pallone.
Sono quei momenti in cui il carattere e la voglia di non mollare fino all’ultimo prendono il sopravvento su tutto il resto, persino sulla tecnica e le giocate, in cui la frenesia può essere cattiva consigliera col tempo che inesorabilmente corre.
Ma, nel calcio si sa, se si è campioni nello spirito, allora quello che sembrava impossibile può diventare possibile.
Joao Pedro ha saputo essere il perfetto esecutore di questo concetto, vestendo i panni del leader trascinatore nel momento più duro dove contava esserci.
Per il brasiliano non c'è stato solo l’assist a Ionita per il primo segnale della riscossa rossoblu, ma soprattutto quel corraggio tipico della garra charrua sudamericana, fatto di rabbia, impegno, determinazione, sacrificio e grande intensità, aiutando la sua squadra e onorando al meglio la maglia che porta sulle sue spalle.
Proprio la costante determinazione di Joao Pedro ha messo timore a una Roma padrona ma non sicura della vittoria della battaglia, tanto da non sentire quel peso che hanno tutti coloro che indossano il suo stesso numero, il leggendario 10, dandogli al contrario quell’energia in più per dare la scossa decisiva nel finale, che ha permesso al “suo” Cagliari di compiere una straordinaria quanto emozionante rimonta d’altri tempi.
Maran ha trovato in lui il leader caratteriale di una squadra che vuole crescere.