Il punto è dover sorprendere, dover andare oltre l’ordinario e il previsto. E allora in principio fu Zeman, che in fondo te l’aspettavi un po’ ovunque ma non di certo a Cagliari. Qualcuno aveva riso quando si fece il suo nome. Alla fine Giulini se lo portò in Sardegna, lo fece sedere sulla panchina rossoblù e mandò la folla in delirio. Durò poco, molto poco, ma tanto era bastato per dare un’idea delle ambizioni del nuovo patron del club sardo.
Che alla fine l’ha presa a mo’ di vizio. Un colpo a effetto all’anno toglie il medico di torno, e allora via con Storari nell’anno della retrocessione (ma come, non aveva appena vinto la Coppa Italia con la Juve?), con Bruno Alves quello del ritorno in A (non era mica lui campione d’Europa col Portogallo?) e si conclude con Van der Wiel quello dopo. Quest’anno la volta di Srna.
Qualche volta è andata bene, su tutti il portierone fece una grandissima annata in B per poi “rovinare” l’idillio con un piccole e grandi liti tra spogliatoi e tribune. Lui, arrivato (o tornato) a Cagliari dalla Juventus vicecampione d’Europa, in cadetteria e rifiutando la Fiorentina. Più che un acquisto, un messaggio, quasi a voler dire “noi con questo campionato c’entriamo un accidenti”.
Anche il portoghese sembrava una barzelletta. Un giocatore di quel livello, con quel palmares, con quell’esperienza internazionale, a Cagliari. A far che? Era tutto vero, e Brunone iniziò benissimo, conquistando una folla che stravedeva per lui. Stravedeva così tanto da non accorgersi che, di fatto, il 70% dei gol subiti dalla banda Rastelli portavano la firma del signor Campione continentale.
E poi Van der Wiel, una ciofeca che non merita né ha bisogno di troppi commenti. Arrivato come un Messia tatuato, è stato rispedito lontano dall’isola tatuato e basta, colmo della sua autostima e svuotato da un’esperienza da 4 in pagella.
Ora tocca a Darijo, e il paragone con l’olandese apparirà sin troppo facile. Il quinto colpo ad effetto del quinto anno Giuliniano è croato. E stavolta non dev’essere una fregatura.