La sabbia scende giù, senza una pausa, nella clessidra. Ad Artur Ionita restano otto partite per rovesciare i granelli dal bulbo inferiore a quello superiore e cercare di sfruttare, a differenza di quanto capitato in precedenza, le opportunità che si presenteranno. La prima sarà domenica, al Bentegodi, contro il Verona: un faccia a faccia tra vecchi innamorati che per due anni, dal 2014 al 2016, hanno lottato insieme per raggiungere la salvezza. La stessa che il centrocampista del Cagliari ha come obiettivo pure in questa stagione.
In ombra – Per il moldavo, al secondo campionato in rossoblù, le occasioni non sono mancate: ha giocato ventotto incontri su trenta, ventiquattro dei quali dal primo minuto e quindici dal principio alla conclusione, col quarto minutaggio (2207’) più lungo della rosa. Tuttavia, da mezzala destra le cui consegne oscillano tra quelle dell’interditore (in fase difensiva) e dell’incursore (in fase offensiva), sembra aver svanito l’ubiquità e il vigore con i quali imperò e incisive nella primavera scorsa. Nella pagella stagionale, per ora, ci sono due assist e sedici tiri.
La nuova mansione – A Genova, in virtù del rientro di Lykogiannis nel ruolo di esterno del settore mancino del centrocampo e lo spostamento di Dessena sul centro-destra, López ha piazzato Ionita, per la prima volta, sul centro-sinistra. Il «21», nel primo tempo, ha affibbiato Hijiemark, ha calciato centralmente e ha cominciato un’azione dalla quale è scaturita l’occasione per Pavoletti; nel secondo tempo, invece, s’è «svuotato». Questo calo, però, non ha rovinato il proprio rendimento (dati Lega Serie A): ha recuperato tre palloni e non ne ha perso; ha concluso una volta in porta e ha commesso due falli.
Il bis – A otto sfide dal gong, il Cagliari deve riaccendere i fari perché, di questo passo, c’è il rischio di un’uscita fuoristrada. E, per uscire dai box senza le luci a intermittenza, è necessario che anche Ionita si ristabilisca. Ce la fece nel 2016/2017 quando, dopo un truce stop – nel settembre scorso, a Bologna, rimediò la frattura scomposta pluriframmentata al terzo distale del perone della gamba destra che lo costrinse a quattro mesi in infermeria – segnò per tre volte nelle restanti diciassette gare. Da Verona, che lo accolse quando era imberbe, il nativo di Chişiňau, mentre le lancette si muovono, il tempo scorre e la sabbia scivola dal bulbo superiore a quello inferiore, dovrà rovesciare la clessidra.