Al posto giusto al momento sbagliato, o forse semplicemente al momento giusto ma nel momento sbagliato. Essere Fabrizio Caligara, diciotto anni da compiere il 12 aprile, una data che da queste parti non è esattamente una di trecentosessantacinque.
Esserlo in Italia, esserlo a Cagliari. Dove si ha poco tempo o troppa fretta, dove un infortunio di Cigarini viene tamponato da esperimenti, miscugli da laboratorio il cui risultato è stato spesso una reazione chimica di dubbio gusto. Padoin regista era una toppa Allegriana al k.o. di Pirlo, Lopez ha riprovato il giochino ma senza Pogba e Marchisio a supporto e non ha funzionato. Abbandonata l'idea si è preferito modificare il DNA di Barella pur di non lanciare Caligara, per quella strana legge non scritta che in Italia rende i '94-'95 ancora considerabili ragazzini e i 2000 poppanti.
Nel frattempo il bimbo giganteggia con la Primavera, rubando l'occhio al Viareggio, dimostrando di esser pronto per palcoscenici ben più prestigiosi. Il fatto è che mentre il centrocampista si dimostra per quello che è, ovvero un talento con qualità ben al di sopra della media, Cigarini corre verso il recupero, e ogni giorno che passa è sempre più facile ipotizzare un suo rientro tra i titolari già a partire dalla sfida col Torino.
Il tutto con buona pace do chi sperava dell'esordio del gioiello Scuola Juve, rimandato a data da destinarsi. Pazienza se ora fa il fenomeno, torna il veterano. Per lui è tardi.