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I tifosi del Cagliari? Degli eroi!

Poche squadre possono vantare una tifoseria come quella cagliaritana

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Il Cagliari ha e continua ad avere una tifoseria del tutto particolare, che si distingue per fedeltà e attaccamento a dei colori che non sono direttamente proporzionali alla categoria o agli interpreti che vestono una maglia che rappresenta un intero popolo.

Dopo i fasti legati alla squadra scudettata di Riva e compagni, il Cagliari ha subito l’onta della serie C1, mancando di un soffio la retrocessione in C2. L’avvento di Ranieri e di un gruppo solido consentì una scalata magistrale e l’affermazione di un uomo e un allenatore capace di affermarsi nelle più prestigiose panchine europee.

La serie A e la coppa Uefa poi regalano momenti magici ad una piazza che persino nelle tristi domeniche della C1 gremiva il Sant’Elia non facendo mancare il suo calore alla squadra isolana.

Purtroppo però il Cagliari aveva riservato ai suoi tifosi altri anni di Purgatorio come i quattro all’alba del nuovo millennio trascorsi in serie cadetta. Nel 2003 si è assistito al primo esilio del Cagliari e dei suoi tifosi allo stadio Nino Manconi di Tempio, al fine di poter rendere il Sant’Elia consono alle partite di una squadra come quella rossoblù.

L’arrivo di Zola, la conduzione tecnica affidata a Reja e la costruzione di una rosa tra le più forti mai viste nei campi di serie B ha consentito di riagguantare la Serie A, riuscendo a costruire un gruppo capace di tracciare la strada per i prossimi anni, trascorsi veleggiando con qualche patema di troppo, ma comunque riuscendo a mantenere la propria presenza nella massima serie.

La questione legata allo Stadio è troppo importante per una piazza e una tifoseria che ha un amore smisurato verso dei colori che rappresentano un’intera terra. Una tifoseria che a causa delle condizioni dell’impianto cittadino cagliaritano ha dovuto sopportare l’onta e l’umiliazione di vedere i propri beniamini giocare esuli a Trieste e poi venire sedotti e abbandonati dallo Stadio Is Arenas. A distanza di più di un decennio l’enigma legato allo Stadio non è ancora stato risolto e non pare avere una soluzione immediata.

In tutto questo bailamme, coloro che son stati sempre e comunque danneggiati sono i tifosi del Cagliari. Attaccati come pochi ad una squadra gloriosa che nel 2020 festeggerà il centenario dall’anno di fondazione, sono rimasti vicini a giocatori e dirigenza in tutti i momenti difficili, cosa che in altre piazze non sarebbe certo avvenuta.

Hanno subito umiliazioni e affronti d’ogni sorta riuscendo a trasmettere una passione a tanti giocatori che passati dalle parti di Cagliari se ne sono innamorati ed hanno lottato e continuano a lottare per i colori rossoblù. Chiedere ai vari, Riva, Nenè, Conti, Abeijon, Lopez, Jeda, Pulga, Villa, Francescoli, Nainggolan, Agostini e tantissimi altri. Persino un giornalista come Ivan Zazzaroni non perde occasione per difendere e perorare la causa del Cagliari e dei suoi tifosi.

Recentemente in un’intervista rilasciata al nostro quotidiano, il Team Manager del Bologna, il cagliaritano doc Marcello Sanfelice ha affermato che se venisse istituito il premio dell’oscar del tifoso, senza dubbio dovrebbe essere assegnato ai tifosi del Cagliari.

Il tifoso del Cagliari cosi come i Sardi in generale si identifica in una squadra che rappresenta la gente di una terra bellissima che offre e toglie tanto allo stesso tempo. La favola del Cagliari è lungi dal terminare, perché la magia, la passione, il sentimento e l’attaccamento che caratterizzano regione, città e squadra sono in fondo in fondo inesauribili e inspiegabili.

Ma d’altronde i sentimenti profondi come l’amore non possono e non devono essere spiegati, vanno solo vissuti pienamente, in attesa che la bandiera rossoblù possa nuovamente issarsi sopra tutte le altre, perché nei cuori dei suoi tifosi continua e non smetterà mai di sventolare.

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