Era il 24 luglio del 2014 quando Davide Astori divenne ufficialmente un giocatore della Roma, lasciando il Cagliari orfano di quello che ormai era diventato uno dei migliori centrali del panorama nazionale. La sua assenza ha negli anni evidenziato tutte le lacune della retroguardia rossoblù. Dal giorno della sua partenza sono stati numerosi gli esperimenti, in tanti son stati i cavalieri che hanno tentato, invano, di estrarre la spada dalla roccia lasciata da Astori.
Da Benedetti a Ceppitelli, passando per Diakitè e Krajnc, i dirigenti del club sardo le hanno tentate tutte per estrarre dal cilindro il coniglio giusto, il centrale su cui fondare la difesa per i vent'anni successivi.
Poi un giorno è arrivato lui. Gli occhi azzurri che sognano e fanno sognare, i capelli dorati e l'eleganza del campione. In due parole, Filippo Romagna.
L'esordio è stato da dimenticare, con Filippo I il Bello lanciato alla ribaltata contro uno qualunque in un momento qualsiasi: Dries Mertens nel momento migliore della sua carriera, una macchina da guerra progettata per distruggere.
Dopo essere stato ridicolizzato dal belga, Romagna si è leccato le ferite, ha continuato a lavorare, è cresciuto e non ha praticamente sbagliato più mezza partita, diventando la colonna della difesa sarda. È molto facile, ad oggi, riconoscere come il 20enne scuola Juve sia il difensore a cui Lopez rinuncerebbe meno volentieri.
Non c'è da stupirsi, perché Romagna è destinato a diventare un pilastro della nazionale, essendo già fortissimo oggi è avendo margini di miglioramento ancora pressoché illimitati.
Il Cagliari se lo coccola, certo di avere in casa uno di quei giocatori che possono segnare un'era.