La disfatta della Nazionale Italiana, che dopo l'eliminazione nel doppio confronto con la Svezia sarà costretta a guardare i prossimi Mondiali da casa, ha scatenato un inevitabile interrogativo: che senso ha continuare a portare giocatori dall’estero, se non si riesce a valorizzare i talenti nostrani?
Si, perché in campo tra gli azzurri ieri sera c’erano ben sei giocatori dai 30 anni in su.
Rifondazione deve essere la parola d’ordine, in Nazionale come in tutti i club italiani, i quali dovrebbero cominciare con insistenza a puntare sui giovani del nostro Paese, piuttosto che centellinarne l’impiego.
Urge, dunque, un cambiamento radicale nella filosofia e nella programmazione. Anche il Cagliari, nel suo piccolo, è chiamato a rispondere presente. I sardi stanno già valorizzando nel corso di questo campionato alcuni ragazzi molto interessanti: Cragno siamo certi avrà un futuro roseo tra gli azzurri, così come il centrale Romagna e, soprattutto, Nicolò Barella, per il quale già risuonano le sirene di mercato bianconere. E se a questi, considerate le recenti prestazioni, si aggiungesse il classe '93 Faragò?
Potrebbero essere tre, per il momento, gli elementi rossoblù con i quali costruire la prossima Nazionale. Ma se le piccole società offrono qualche chance ai giovani, spesso i grandi club della Serie A preferiscono l’usato sicuro o proveniente dall’estero. A differenza di quanto si faccia, ad esempio, nel calcio inglese, dove alcune squadre vivono annate buie, utili però per rifondare e ricominciare un cammino con giocatori di belle speranze, che vengono fatti crescere e maturare.
Quando sarà così anche in Italia?