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Cagliari, mistero Joao Pedro

Tra panchine e dilemmi tattici il brasiliano stenta nel trovare la giusta via

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All’indomani del match valso una preziosa affermazione contro una diretta concorrente come il Verona, il Cagliari targato Lopez vanta uno score di due vittorie e due sconfitte. Vittorie maturate tra le mura amiche che se da un lato hanno consegnato sei punti in classifica, dall’altro non hanno fornito le dovute certezze.

Lopez infatti ha sempre mutato lo schieramento iniziale, rinunciando in entrambe le gare casalinghe alla figura del trequartista e al conseguente impiego di Joao Pedro. Paradossalmente, il tecnico uruguayano è ricorso ad un assetto meno offensivo, in occasione delle sfide che obbligavano il Cagliari ad ambire al bottino massimo.

Tale scelta ha indirizzato Joao Pedro verso la panchina, prefigurando un suo utilizzo dal fischio d’inizio, in concomitanza dell’impiego di un modulo preciso.

Il brasiliano classe ’92 è apparso nelle ultime gare in netta flessione, incapace di svolgere il fondamentale compito di raccordo tra la mediana e l’attacco. Un ruolo che a seguito di fortune alterne sembra non appartenergli più, ipotizzando una collocazione maggiormente offensiva ed in grado di dare via libera alle proprie qualità in zona goal.

Un vecchio dibattito, che in questi giorni ha trovato nuovo vigore, si interroga sul ruolo ideale per Joao Pedro, ipotizzando come soluzione ideale le vesti di seconda punta.

Dieci minuti circa, il lasso di tempo intercorso tra l’entrata in campo di Pedro e quella del connazionale Farias, hanno consentito al numero 10 rossoblù di destreggiarsi al fianco di Pavoletti rendendosi subito pericoloso. L’ingresso di Farias e il conseguente arretramento a ridosso della mediana di Pedro, hanno avuto il “merito” immediato di affievolire l’entusiasmo e l’intraprendenza di quest’ultimo, provando come un utilizzo a sostegno della prima punta possa darne una luce diversa.

La sosta dovuta agli impegni delle selezioni nazionali, consentirà a Lopez e i suoi ragazzi di proseguire in un percorso di crescita, utile a maturare maggiori consapevolezze, ma non solo.

L’allenatore rossoblù dovrà infatti provare a dirimere definitivamente il dilemma attorno ad un interprete che fatica eccessivamente a trovare la strada verso la definitiva consacrazione e spazzare una volta per tutte le nubi attorno al proprio nome.

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