Si chiamano "Escape Room" e son la nuova moda dilagante nel continente europeo. Arrivano dagli Stati Uniti, i partecipanti vengono rinchiusi all'interno di una stanza chiusa e, mediante una serie di indizi ed enigmi, devono riuscire a scappare in un tempo massimo.
Quello di Giannetti era di 44 minuti. 44 minuti per scappare dall'inferno delle critiche incessanti che gli son piovute addosso da un annetto a questa parte, più o meno da quando colpì quel celebre palo contro il Genoa, segnando di fatto la sua scomparsa dal radar. Gli hanno detto che è scarso, inadatto alla A, sopravvalutato, miracolato. Ingabbiato nel tunnel dei pregiudizi Nicolò non è mai riuscito ad incidere, anche se a dir la verità non ha quasi mai avuto nemmeno l'occasione.
Tranne domenica quando Rastelli, sotto contro un modesto Sassuolo, ha tentato di ribaltare la gara inserendo lui al posto di un acciaccato Pavoletti a inizio ripresa. 44 minuti di tempo per cambiare la storia, 44 minuti per provare al mondo, o almeno a quello rossoblù, che c'è anche lui. Troppo pochi, troppo difficile la missione. Giannetti non ce l'ha fatta, come non ce l'ha fatta Pavoletti in tre gare, come non ce l'ha fatta Farias. Ma le critiche son tutte per l'ex Spezia.
Un comprimario, certo, un'alternativa e non un titolare, sia chiaro. Ma comunque un elemento fondamentale della rosa, un ricambio da utilizzare all'occorrenza, un artefice della promozione. Uno che merita comunque un'altra chance, magari superiore a 44 minuti.