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Farias, il messaggio è chiaro

Rastelli ha preferito puntare su Sau a discapito del folletto brasiliano

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Il match vittorioso ai danni del Crotone, ha restituito un messaggio chiaro e netto: Sau ha sopravanzato Farias nelle gerarchie dell’attacco rossoblù. Complice un’annata precedente contrassegnata da prestazioni differenti in particolare sul piano del sacrificio, Rastelli ha premiato l’attaccante sardo, ricevendo in cambio la rete storica che ha inaugurato nel migliore dei modi la Sardegna Arena.

La conferma del modulo con due punte e un fantasista a fungere da raccordo tra la mediana e l’attacco, l’arrivo di una punta centrale come Pavoletti e la conferma di Joao Pedro sulla trequarti, hanno alimentato una competizione che vede due interpreti preziosi contendersi una maglia nella formazione titolare.

Farias è il giocatore dotato di maggiore tecnica all’interno della rosa rossoblù, tuttavia abbina qualità indubbia ad un’incostanza atavica di rendimento. Sau vanta anch’esso una buona tecnica che accompagna ad uno spirito d’adattamento e sacrificio invidiabili. Proprio questi aspetti portano l’allenatore rossoblù a preferire Sau al brasiliano che, ai fini di una crescita importante, dovrebbe prendere spunto dal compagno di reparto.

La panchina e l’ingresso in campo nell’ultimo scorcio della gara al cospetto della formazione allenata da Nicola, sono un chiaro messaggio destinato ad un Farias chiamato da diverso tempo a compiere il definitivo salto di qualità.

Sulle doti preziose e a cui difficilmente è possibile rinunciare del fantasista carioca vi è uniformità di giudizio, tuttavia è altrettanto e facilmente supportabile la tesi che imputa al giocatore una scarsa propensione nel massimizzare tali virtù.

La carta d’identità che recita ventisette primavere, colloca Farias in una situazione dove la scelta sul cosa fare da grande è imminente e difficilmente rimandabile. Una consacrazione definitiva capace di trascinare compagni e tifosi verso traguardi maggiormente ambiziosi è uno step complicato ma comunque alla portata, allontanando così l’idea di un giocatore classificabile come eterno incompiuto.

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