Rastelli è senza dubbio un tecnico che alimenta riflessioni ed interrogativi inerenti al suo operato. Se la formazione schierata al “San Paolo” può essere giustificata dalla volontà di non esporsi eccessivamente alle trame del gioco magistralmente orchestrato da Sarri, appare difficilmente spiegabile la scelta di dirottare Sau al ruolo di tornante sinistro e rinunciare all'impiego di almeno uno tra Joao Pedro e Farias.
Una scelta che in virtù del modulo utilizzato al fischio d’inizio, ovvero un 4-5-1 estremamente coperto, non desta eccessivo scalpore, quanto la decisione di inserire Joao Pedro prima e Farias poi, dopo aver subito la terza rete napoletana. Innesti effettuati quando la partita aveva già preso una direzione ben definita, utili a consentire alla formazione rossoblù la possibilità di creare due nette occasioni da rete.
Occasioni nate sull’asse verde oro, che in chiusura del match ha portato Farias a siglare una rete bella quanto inutile, valevole il goal della bandiera e adatta a domandarsi quanto una rinuncia al duo brasiliano sia stata una mossa azzeccata.
Il Napoli è una formazione che grazie al gioco praticato e agli interpreti a disposizione, possiede con merito un rango di gran lunga superiore di quello detenuto dalla squadra isolana. Pretendere un risultato positivo dalla partita di sabato poteva apparire eccessivo, tuttavia la rinuncia alla possibilità di poter esprimere un’idea di gioco differente e non improntata esclusivamente sul desiderio di non prenderle, ha restituito una squadra eccessivamente rinunciataria e poco vogliosa di superare i propri limiti.
L’attuale stagione si avvia ad una conclusione che deve tener conto di una salvezza raggiunta senza grossi patemi, ma che auspica una nuova volontà orientata al porsi nuovi ed intriganti obiettivi al fine di disputare partite all’insegna di uno spirito ed atteggiamenti differenti e che poco abbiano a che fare con quanto visto al cospetto della squadra partenopea.