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Sau, un sacrificio lecito?

L’attaccante sardo è stato schierato un ruolo che poco tiene conto delle sue caratteristiche tecniche

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La partita di Napoli non ha rappresentato una prima volta per Marco Sau, ovvero quella di essere chiamato a svolgere un ruolo che non rientra nelle proprie caratteristiche.

Rastelli consapevole della differenza di valore tra il suo Cagliari e il Napoli magistralmente guidato da Sarri, ha schierato una formazione votata esclusivamente alla fase difensiva, ottenendo un risultato considerato dallo stesso allenatore campano, comunque positivo.

Il tecnico ex Avellino, ha impiegato Sau come tornante di fascia mancina, con l’intento di rincorre avversari e far ripartire l’azione nei rari casi in cui la formazione rossoblù fosse in possesso della palla. Un compito che l’attaccante sardo ha provato, come suo solito con grande abnegazione, umiltà e senso di appartenenza a svolgere nel migliore dei modi, ma senza grossa fortuna.

Senza costrutto non per demeriti ad esso direttamente riconducibili, ma a seguito di una valutazione che ha snaturato oltremodo le attitudini di un interprete schierato bel lontano dal suo ruolo naturale. Una scelta che come detto non rappresenta una novità nella stagione di Sau e che costituisce una preoccupante ripetizione.

Oltre l’inutilità di utilizzare un giocatore palesemente fuori ruolo, viene infatti da chiedersi fino a che punto possa spingersi la comprensione e l’accettazione del ragazzo di Tonara.

Tre gare separano la truppa rossoblù dal rompete le righe di fine stagione, nell’attesa che decisioni chiare e definitive vengano prese attorno alla guida tecnica e alle figure vitali per la costruzione del Cagliari del futuro. Scelte che dovranno orientarsi verso orizzonti precisi e che consentano di evitare derive tattiche come quella che ha riguardato Sau a Napoli, ma non solo.

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