Domenica 5 febbraio, volo Ryanair delle 6.35 diretto a Bergamo.

Un viaggio qualunque? Per circa settanta passeggeri proprio no: li attende una trasferta al seguito della propria squadra del cuore. Il Cagliari sarà impegnato alle 15.00 contro l’Atalanta. Partita difficile, considerando anche le numerose assenze che affliggono la compagine di Rastelli. Ma loro ci credono, eccome.

In Lombardia fa freddo, domina la nebbia e una soffice pioggia saluta gli assonnati tifosi rossoblù, che nel corso della mattinata passeggiano per le vie della città. Poi, dopo il pranzo, direzione stadio Atleti Azzurri d’Italia, dove incontrano i supporters provenienti dal Nord.

Il gruppo si compatta, emergono sciarpe e bandiere che colorano il settore ospiti e si inizia a cantare. Nemmeno la pioggia, divenuta battente per tutto il match, potrà fermare la passione.

Il risultato, condito da una prestazione incolore, purtroppo non sorride: finisce 2-0 per i bergamaschi. Pazienza, diranno i tifosi, la prossima volta andrà meglio.

Ma, osserva Federico, i giocatori avrebbero almeno potuto avvicinarsi al settore ospiti, per un saluto e un ringraziamento doveroso.

Si va via, pronti a fare ritorno a casa, col capo chino ma il petto in fuori. Perché i tifosi del Cagliari, nonostante le sconfitte, sono fieri dei propri colori, stampati sulla pelle. E, lontano dall’isola - chi vive in altre regioni o Paesi potrà confermarlo - questo sentimento viene raddoppiato, se non triplicato.

Che anche i giocatori comprendano i valori dei propri supporters, e, dopo aver dato tutto sul terreno di gioco, possano tributare il giusto plauso verso coloro che li supportano per tutto il match: i sacrifici che fanno per essere presenti in ogni trasferta e, per settanta di essi, l’essere addirittura partiti dall’isola di primo mattino per stare insieme a loro, meriterebbero di essere premiati.