Un problema? Forse anche più di uno. Il Cagliari esce con le ossa rotte dalla trasferta di Empoli. Un 2-0 che arriva dopo la batosta casalinga contro il Napoli. Sette gol subìti in appena due gare, zero gol all'attivo. Se allarghiamo il raggio d'azione, ci ritroviamo con una squadra alla sua quarta sconfitta nelle ultime sei gare disputate.
Eppure la classifica continua a sorridere. La distanza dalla zona retrocessione non cambia, a dirla tutta più per demerito degli avversari che per merito dei rossoblù.
Non deve però ingannare la distanza dalla zona rossa. Il Cagliari è in caduta libera. Il tanto sperato salto di qualità non è mai arrivato, anzi, la squadra è crollata tecnicamente, mentalmente e fisicamente.
Naturalmente il reparto più criticato è quello difensivo e non potrebbe essere diversamente, visto che parliamo della difesa più perforata d'Europa. Roba da zemalandia, peccato manchi anche il bel gioco...
Impossibile non parlare dell'assenza di un'identità di gioco chiara e definita. Un difetto che denunciamo da tempo, ma quasi sempre sottovalutato e sotterrato dai risultati positivi (spesso per merito di iniziative personali) e da una classifica che non ha mai preoccupato (e continua, onestamente, a non preoccupare). Il Cagliari, ad oggi, si è sempre adattato all'avversario, senza mai - salvo rari casi - dare l'impressione di voler fare la partita.
Infine i pilastri della squadra sembrano in fase calante, dopo appena quattro mesi dall'inizio del campionato. Un segnale negativo da non sottovalutare. La sconfitta di Empoli ha evidenziato ulteriormente questi difetti. La società tenta la carta del ritiro ad Asseminello per dare la scossa all'ambiente, sperando possa dare un risultato positivo nell'ultimo turno del 2016 in casa contro il Sassuolo.
"Cagliari, abbiamo un problema!", o forse più di uno...