Eredità e paragoni pesanti. Julio Cesar Dely Valdes approda a Cagliari con la missione di non far rimpiangere un certo Enzo Francescoli. Il Van Basten Nero l'aggettivo col quale era noto in Sudamerica. Panamense di nazionalità, ma da quelle parti il calcio ha poco risalto. Dunque emigra. Prima tappa l'Argentina, che precede la sua prima grande svolta: il Nacional di Montevideo lo acquista nell' 89, a ventidue anni, e al «Parc Central» disputa quattro campionati. Sufficienti per entrare – a suon di gol- nell'orbita di Paco Casal.
Una volta qui, il passaggio in rossoblù si accorcia sempre di molto. Cellino è convinto dalle referenze del procuratore e opta per la scommessa. Già l'Atalanta voleva farlo suo, ma il club si tirò indietro all'ultimo, proprio per aver già ceduto Fonseca al Cagliari, e non rischiare di avere un attacco fragile. In Sardegna, viene presentato a stampa e tifosi esattamente dieci anni tondi prima di Zola: il tre luglio 1993. «Non ho alcuna paura di fallire, perchè in Uruguay si gioca un calcio difficile quanto in Italia.
I difensori sono duri, cattivi, non fanno complimenti. Non credo avrò particolari problemi», queste le sue dichiarazioni rilasciate a Elmas, le prime da neo-rossoblù. In Uruguay la sua media gol era superiore a quella di Fonseca e Ruben Sosa, motivo per il quale Casal ha chiesto e ottenuto il premio valorizzazione. «Panagol» è il sesto di otto figli, dei quali altri due calciatori. Jorge è suo gemello, evidentemente meno dotato, vista una carriera trascorsa tra Uruguay e Giappone. Circolava una battuta, a causa di alcune prestazioni double face di Valdes fra primo e secondo tempo: che all'inizio giocasse il gemello dandogli il cambio negli spogliatoi. Satira ovviamente, anche perchè era altrove impegnato contemporaneamente.
Mentre Armando – il primogenito- ha scelto una carriera in Israele. Bottino niente male per «Julio» a Cagliari: venticinque gol in partite ufficiali, fra i quali i tre gioielli in Coppa Uefa. Tutte e tre le «strisciate» sono state da lui trafitte e sempre gol e portieri d'autore: Zenga, Peruzzi, Sebastiano Rossi.
Al momento della cessione, consueta plusvalenza nelle casse societarie: tre miliardi e mezzo di lire l'acquisto, otto la cessione al Paris Saint-Germain. «Angeli Neri» era l'appellativo con cui erano designati insieme a Luis Oliveira, e il suo secondo anno, con Muzzi, hanno formato un trio delle meraviglie. Alla sua partenza, è rimasta netta l'impressione che buona parte del suo potenziale fosse rimasta inespressa, vista la naturalezza di alcune giocate e la fattura di alcuni gol quando era in giornata di grazia.