La storia calcistica di Fabiàn è indissolubilmente legata al suo pueblo nativo, Paso de los Toros, un paese dell'entroterra dell'Uruguay, dove il giovane O'Neill è cresciuto fra le cure amorevoli della nonna materna, in seguito al divorzio dei genitori.
Sin dalla giovane età, Fabiàn viene indicato come un grande talento, seppur con un carattere irrequieto dovuto ad un'infanzia breve e turbolenta. Breve perchè ha dovuto imparare in fretta a vivere con gli adulti, lavorando piuttosto che frequentare la scuola o giocare con gli altri bambini, e turbolenta per via delle mille vicissitudini che meriterebbero un intero libro a parte.
Calcisticamente, dopo alcuni provini, è il Nacional di Montevideo ad ingaggiarlo. Sembra l'inizio di una grande carriera, e i primi risultati sono effettivamente molto confortanti. Quindici gol in sessanta partite conditi da colpi di tacco, lanci ad altissima precisione e addirittura tunnel dichiarati un'istante prima di eseguirli. I suoi marcatori non la prendono bene ma ogni volta sono costretti a inseguirlo invano.
Le sue performance in patria convincono il Cagliari a puntare su di lui: è il 1995 e l'impatto con la Sardegna è ottimo. Fabiàn si ambienta alla grande grazie all'amico Dario Silva e alla cordialità dei Sardi che non manca mai di ringraziare. Sul campo ha un rendimento elevato, sebbene i gol alla fine del suo periodo in rossoblù siano solo dodici. Indimenticabile la gara contro la Roma, dove con una doppietta manda al tappeto i giallorossi siglando il definitivo 4-3 da posizione impossibile, per giunta con Vasari smarcato al centro. La città e la gente di Cagliari sono di suo gradimento, ma rispetto agli altri giocatori Fabiàn non è attratto dalla vita mondana fatta di locali e discoteche: le sue notti lo portano piuttosto nei bar fino all'alba, decisamente non il massimo per un calciatore.
Nel 2000 la sua carriera è a una svolta: la Juventus investe fior di miliardi in lui, ma sarà un investimento infruttuoso. Solo quattordici presenze per colui che era stato designato come l'erede di Zidane. Fabiàn è vittima di qualche bicchiere di troppo e comincia a soffrire anche di nostalgia: quando possibile, a volte anche senza preavviso, prende il primo aereo per il sud America e da Torino fa rientro a Paso de los Toros dove lo aspetta la sua vita di una volta fatta di amici, asados e campagna. Il richiamo delle vecchie abitudini è troppo forte, e dopo il negativo mondiale del 2002, l'esperienza italiana è ai titoli di coda: cinque gare col Perugia fanno da preludio all'inutile rientro al Cagliari da cui si congeda senza mai scendere in campo.
Torna così al Nacional dove gli viene promesso l'ingaggio più alto della rosa. Dopo sole cinque settimane scopre che un altro giocatore (il fratello di Dely Valdes, sua riserva) prende uno stipendio superiore al suo: decide che il calcio non fa più per lui e appende le scarpette al chiodo. Ha trent'anni, per molti giocatori è il periodo più alto della propria carriera.
Di recente ha autorizzato la pubblicazione di una sua biografia dal titolo: “Hasta la ultima gota” (fino all'ultima goccia).
Durante una trasmissione televisiva ha fatto preoccupare i suoi estimatori rispondendo così alla domanda di chiusura della presentatrice: “Dove mi vedo fra dieci anni? Sinceramente se continuo così non mi vedo...”
Forza Fabian, siamo certi che tutto andrà per il meglio.