La Sardegna è una terra nota, a livello mondiale, soprattutto per la bellezza del suo territorio, per il suo mare inconfondibile, per l’enogastronomia e il suo bel vivere.
Ma è certamente innegabile che la sola parola Sardegna evochi prontamente immagini della sua natura incontaminata e ancora selvaggia e aspra, tipica dell’entroterra sardo.
Sempre più numerosi infatti sono i turisti che, attirati dalla bellezza del mare e delle coste sarde, scelgono di affiancare al soggiorno balneare un vero e proprio tour alla scoperta dell’altra faccia della Sardegna, quella fatta di borghi, piccole comunità silenziose e accoglienti, genuine e festanti.
Alla mondana festosità delle coste si contrappone una realtà fatta di natura e paesaggi, di ricchezze architettoniche e culturali, di comunità e persone che costituiscono il valore aggiunto della scoperta.
Un turismo lento, di piccoli passi lenti che assaporano ogni istante di questo territorio, alla ricerca del contatto più intimo con lo spirito della terra sarda, una spiritualità profonda e radicata ma mai esibita.
Sono sempre di più infatti le persone, turisti o meno, che scelgono di camminare come metodo per meditare e riflettere, alla ricerca di sé stessi o del proprio Dio, indipendentemente dal senso di fede personale, le quali arrivando addirittura ad affermare di sentirsi migliorati dopo un lungo cammino intimistico.
Anche in terra sarda sono numerosi i cammini religiosi o meno, alcuni dei quali molto noti e partecipati ed altri meno battuti dai pellegrini ma ugualmente intensi e profondi nel loro incedere faticoso e riflessivo.
Molto noto è, ad esempio, il Cammino di Sant’Efisio che accompagna il Martire Guerriero Efisio dalla chiesetta di Stampace a Cagliari fino a Nora, luogo del martirio. Ad un primo sguardo, questo cammino sembra molto scenografico e folkloristico ma, a ben guardare, è un cammino di fede profonda poiché durante il percorso sia il simulacro del santo che i viandanti si spogliano degli orpelli della festa iniziale per vestirsi dell’essenziale allo spirito. Un lungo cammino, dal ritmo scandito dall’incedere pacifico dei buoi e dai grani dei rosari, immersi nei colori e profumi dei fiori primaverili, dalla brezza marina che accoglie e ristora i viandanti, fino al festoso rientro suggestivo in una città illuminata dalla sua luna più bella.
Sempre nel sud Sardegna, ed ancora una volta alla luce della luna, è possibile prendere parte al Cammino che da Sinnai arriva fino alla Basilica di Bonaria. Dopo una notte di cammino, i pellegrini in preghiera arrivano alle prime luci dell’alba al cospetto della Patrona massima di Sardegna.
Molto sentito poi è il Cammino di San Giorgio Vescovo che ripercorre i luoghi dell’evangelizzazione percorsi dal Vescovo sardo attorno all’anno mille. Sono infatti numerose le chiese a lui dedicate, disseminate lungo tutto il territorio sardo e congiunte in un percorso che si snoda per circa 300 km, partendo da Cagliari in un itinerario davvero emozionante.
Analogo a questo è il Cammino di San Giacomo che si snoda per l’isola congiungendo i circa 30 comuni in cui sono presenti delle Parrocchie dedicate appunto a Santu Jacu, come lo chiamano i sardi.
Una nota filastrocca sarda, avvicina Santu Jacu a Santa Barbara, quindi come non citare il Cammino Minerario di Santa Barbara, patrona dei minatori, che si snoda lungo strade e sentieri, villaggi e antichi centri minerari della Sardegna Sud-Occidentale, talmente splendidi da aver meritato anche il Riconoscimento dell’Unesco ed essere incluso nell’Atlante dei Cammini del Ministero dei Beni Culturali e del turismo. In questo cammino, la bellezza selvaggia della natura si scontra con la durezza scura e profonda dell’ambiente minerario in un connubio dialettico che non può lasciare indifferenti.
Un turismo lento, cadenzato dal camminare adagio, ammirando la natura e le bellezze circostanti, alla scoperta di comunità accoglienti e ospitali, per arrivare al centro della propria anima. Un viaggio che sa già di scoperta.