Serri è un piccolo borgo del Sud Sardegna, abitato fin dall’antichità e precisamente fin dai tempi della preistoria, come testimoniato dalla splendida area del Santuario di Santa Vittoria.
In una regione a confine tra il Sarcidano e la Trexenta, il Santuario di Santa Vittoria è uno degli esempi più rappresentativi dell’evoluzione della civiltà nuragica poiché, in questa area è possibile comprendere e ammirare come la zona sia stata abitata a partire da una fase nuragica più antica fino alla prima età del Ferro, ossia tra il 1600 a.C. e l’800 a.C.
Un arco temporale molto ampio che consente di fare un viaggio all’interno della storia del sito attraverso le fasi costruttive ed evolutive della civiltà che lo ha abitato, sulla base delle diverse tecniche costruttive.
Infatti, è possibile ammirare, in un unico sito, sia il nuraghe a corridoio tipico della tarda età del Bronzo (1500 a.C.) passando poi per il nuraghe più noto e riconoscibile della Sardegna fino alla prima età del ferro quando il sito diventa un importante snodo culturale e commerciale ed acquisisce una forte connotazione della religiosità nuragica.
Gli scavi effettuati infatti raccontano di un sito largamente frequentato non solo dalle genti sarde ma anche da altri popoli quali etruschi e fenici ma anche ciprioti, a testimonianza che gli scambi commerciali avvenivano anche con popolazioni molto distanti dall’isola.
Le popolazioni dell’area di Serri riuscirono inoltre a legare abilmente gli aspetti commerciali e religiosi in quanto, si ritiene, che i “simboli religiosi” avessero il compito di proteggere la fitta rete di scambi e commerci della popolazione con tutte le genti con le quali entrava in contatto.
Nel Santuario è possibile riconoscere quattro gruppi di strutture con funzioni differenti: il pozzo sacro, l’area Sacra per eccellenza, dedicata al culto delle acque e costituita da blocchi basaltici opportunamente lavorati. L’ingresso al pozzo è facilmente riconoscibile anche per la presenza dell’atrio pavimentato e la presenza di sedili o banconi posti lateralmente e da un altare; da qui parte la Via Sacra che fungendo da collegamento, conduce dal pozzo sacro e il suo altare alla Capanna del Sacerdote, distinta da quella del Capo villaggio; il recinto delle feste, ossia un’area circolare destinata ad area di soggiorno per feste o per incontri dove è possibile riconoscere i vari banchi e sedili, un’area dedicata alla cucina collettiva ma anche al mercato; è possibile ancora distinguere l’area delle capanne e, infine, l’area del recinto della curia dove sono distinguibili numerosi posti a sedere, circa 50, probabilmente destinato alle riunioni dei capi villaggio della zona, in grandi occasioni.
Da quest’ultima zona, gli scavi hanno riportato alla luce numerosi e mirabili manufatti tra i quali protomi taurine, armi, bracciali ma anche ceramiche e bronzetti a testimoniare la grande importanza del sito nell’ambito di tutto il territorio.
Numerosi anche i reperti che attestano i grandi traffici commerciali con numerose popolazioni non sarde come ad esempio i monili in ambra e pasta vitrea o una fibula ad arco in bronzo, che però raccontano di scambi avvenuti anche in epoche ben successive a quella nuragica, come ad esempio in epoca romana ed anche medioevale.
Ma dobbiamo arrivare all’epoca bizantina per assistere all’edificazione della chiesetta di Santa Vittoria o di Santa Maria della Vittoria, riedificata poi nel XII secolo per incontrare il luogo di culto che ha dato origine al nome della zona.