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La Torre dell’Elefante, il baluardo pisano contro gli aragonesi

Da abitazioni a carcere, la storia del potente elefantino a guardia della città

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Quando pensiamo alla città di Cagliari, ci vengono subito alla mente alcuni scorci e monumenti caratteristici che la contraddistinguono e caratterizzano; la bianca maestosità della Basilica di Bonaria e della sua scalinata, l’elegante imponenza della Cattedrale, la lunga spiaggia del Poetto o ancora lo stile raffinato e liberty del Bastione di Saint-Remy sono solo alcuni degli scenari tipici della città.

Tra i tanti tuttavia, c’è ancora un altro monumento che resta impresso negli occhi di chi percorre le strade della città, con il naso leggermente all’insù, ad ammirare i piccoli grandi tesori che Cagliari racchiude: la Torre dell’Elefante.

Ai primi del 14° secolo, Pisa si sentiva minacciata dall’ascesa degli aragonesi che imperversavano nel Mediterraneo e per questo si decise di erigere delle torri per rafforzare la roccaforte cittadina; venne incaricato l’architetto sardo Capula il quale realizzò e portò a compimento prima la torre di San Pancrazio e, due anni dopo, la Torre dell’Elefante.

Realizzata con pesanti e massicci blocchi calcarei e caratterizzata dalle spesse mura e strette feritoie, la torre dell’Elefante svettava a protezione del versante sud-occidentale del Castrum Calaris.

Con i suoi quattro livelli per circa 30 metri di altezza, era un punto di osservazione privilegiato verso il porto ed il mare nonché porta d’accesso lungo la cinta muraria del quartiere Castello, residenza delle massime autorità civili e religiose della allora città di Cagliari.

Elemento distintivo e caratteristico un piccolo elefantino bianco, visibile dalla via Università, a circa 10 metri di altezza con lo scopo probabile di comunicare la forza e la potenza cittadina e marinara di Pisa.

Nel corso dei secoli venne utilizzata per scopi differenti come abitazioni e uffici per funzionari e magazzinieri, ma è nota soprattutto per l’impiego come carcere in epoca spagnola, alle cui porte venivano affisse, in segno di monito, le teste mozzate dei prigionieri condannati a morte le cui esecuzioni avvenivano nella vicino Piazza Carlo Alberto.

L’imponente portale infine suggerisce anche un’ulteriore funzione, importante e fondamentale in passato e decorativa oggi: insieme alla torre gemella di San Pancrazio, fungeva da ingresso e uscita dalla città e gli antichi e ancora visibili sbarramenti rendono molto bene l’idea della funzione della saracinesca nell’epoca.

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