Bilancio in rosso per la Cagliari Calcio. Ecco i numeri e i dettagli

Dopo tanti anni i conti della società rossoblù tornano a essere in perdita: decisiva in negativo la telenovela legata allo stadio

Andrea Piras
12/02/2014
Approfondimenti
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Il Cagliari Calcio è da svariati anni una delle società più sane della serie A: conti a posto, bilancio sano e costantemente in attivo, mai un debito non ripianato. O perlomeno così è sempre stato sino al 2012. Sì, perché nell’esercizio conclusosi il 30 giugno 2013 la società rossoblù ha fatto registrare un risultato netto negativo per circa 1 milione di euro (985.459 euro), in netta flessione rispetto alla stagione 2011/2012, chiusasi con un utile di 2,5 milioni. Un risultato causato in maggior misura dall’infinita vicenda relativa allo stadio.

A svelarci numeri e dettagli è il sito calcioefinanza.it, che riporta anche alcuni stralci della relazione che accompagna il bilancio di fine esercizio, come ad esempio il seguente passaggio: “Il risultato negativo, che ha caratterizzato il periodo appena concluso, è stato principalmente determinato dai maggiori costi che la società ha dovuto sostenere per la realizzazione dello stadio temporaneo di Is Arenas nel comune di Quartu Sant’Elena”.
La tormentata vicenda ha infatti influito negativamente sugli incassi derivanti dalle gare casalinghe del Cagliari: incassi che tra partite a porte chiuse, trasferte forzate a Trieste e utilizzo parziale dell’impianto di Quartu, sono passati dai 2,45 milioni del 2011/2012 agli 1,51 milioni del 2011/2013, con una perdita complessiva di ricavi pari a 937.838 euro.

Oltre ai ricavi, anche i costi hanno subìto una variazione di segno negativo per le casse di Viale La Playa: di fatto le spese per servizi, che nel 2011/2012 erano pari a 7,57 milioni, sono aumentate a 9,39 milioni, dei quali almeno 3,88 milioni sono imputabili proprio a costi sostenuti per lo stadio di Is Arenas. A tale proposito viene riportato un altro passaggio della relazione poc’anzi citata: “Il costo complessivo del nuovo impianto, preventivato inizialmente in circa 5 milioni di euro, ha subito un notevole incremento raggiungendo, purtroppo, la somma complessiva di oltre 9 milioni di euro. In considerazione del fatto che sulla base delle condizioni esistenti è oramai definitivamente associato che non vi è la possibilità di ottenere le autorizzazioni necessarie alla disputa delle gara di Serie A nello Stadio Is Arenas, si è dunque deciso di spesare interamente nel conto economico tutti i costi sostenuti relativi a beni che non sono più suscettibili di produrre alcuna utilità futura, in quanto non trasferibili nel nuovo impianto di Sant’Elia”.

A tutto ciò si aggiunge poi la decisione da parte dei piani alti della società di “iscrivere a conto economico per una quota pari a un terzo i costi sostenuti per quei beni che, pur potendo produrre qualche utilità economica futura, si trovano ancora momentaneamente localizzati presso l’impianto di Is Arenas in attesa di decidere come meglio sfruttarli”, mentre comportamento differente si è tenuto per quei beni che sono già stati smontati e trasferiti presso lo Stadio Sant’Elia di Cagliari (ad esempio tribune, seggiolini, impianto di videosorveglianza, box) iscritti a conto economico per il 50% del costo sostenuto, capitalizzando invece la differenza.

Un ultimo fattore negativo che ha pesato non poco sul bilancio del club, infine, è stato il venire meno di plusvalenze derivanti dalle cessioni di calciatori, che nell’esercizio 2011/2012 avevano fruttato circa 23,7 milioni (quella di Federico Marchetti su tutte). Nell’esercizio chiuso al 30 giugno 2013 le plusvalenze sono state invece pari a 3 milioni: dati simili aggiungono una ulteriore chiave di lettura, ad esempio, per la recente cessione di Nainggolan alla Roma, fonte di una super plusvalenza.

Riassumendo, i ricavi complessivi del club hanno subìto un calo di 18,7 milioni, attestandosi a fine esercizio a 45,5 milioni. I costi (quelli relativi allo stadio e agli ingaggi dei calciatori, pari a 17,7 milioni contro i 18,4 milioni del 2011/2012) sono stati invece pari a 50,42 milioni.

Non avere una fissa dimora, a quanto pare, non costa sacrifici e rinunce solo ai tifosi, ma è deleteria anche per la medesima società rossoblù. Un motivo in più per far sì che questa kafkiana vicenda si concluda al più presto, non trovate?

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