ESCLUSIVA: Mancin, l'uomo dagli Scudetti "impossibili" dalle Rive dell’Arno a Marina Piccola

In esclusiva per il nostro quotidiano, Eraldo Mancin si racconta

Federico Ventagliò
11/02/2014
Interviste
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Eraldo, 2 scudetti consecutivi con due squadre diverse. Una rarità, ma nel tuo caso vale doppio, perché vinti non con le “strisciate” o le romane.

A Firenze ho giocato ventinove partite, e l’unica che ho saltato era per squalifica. A Cagliari solo otto. Ma la differenza è stata principalmente di “testa”: sono arrivato in Sardegna demoralizzato per il trattamento che mi hanno riservato a Firenze, dove mi trovavo bene, e ho finito per perdere il posto a beneficio di Zignoli. Ciò non toglie che anche a Cagliari ho vinto il campionato, dando comunque il mio personale contributo.

Custodirai gelosamente nell’album dei ricordi la tua personale tripletta contro il Verona.

È bello ricordare la diversa fattezza di ciascuna marcatura: una col destro, una col sinistro, infine di testa risolvendo una mischia sugli sviluppi di un corner. È stato un pomeriggio da incorniciare.

Mister Segato: è attraverso lui che hai fatto strada.

Gli sono molto grato. Fu lui a farmi debuttare in Serie A e a segnalarmi alla Fiorentina.

A Venezia la possibilità di giocare con un campione d’Europa col Milan a Wembley ’63: Benitez.

Un’indubbia ricchezza averlo avuto come compagno. Era ormai a fine carriera, ma saggio e sempre prodigo di consigli per noi allora più giovani.

Pesaola e Angelillo. Altri due totem che hanno contribuito alla tua crescita.

Di più Pesaola. Ero ancora da forgiare tatticamente negli anni da lui allenato. Con Angelillo a Pescara quel processo era ormai completato.

Il palcoscenico del tuo esordio in Serie A è di quelli nobili: alla “Scala” del calcio.

Piacevole da ricordare, nonostante la sconfitta per 2-1. Per noi segnò “Mazzolino” (Ferruccio Mazzola, figlio di Valentino, fratello di Sandro, ndr).

Torniamo allo Scudetto col Cagliari. Nel noto 2-2 in casa della Juventus, ne hai dette a Lo Bello di ogni colore.

Infatti dopo mi beccai tre giornate di squalifica. Ma il giorno, fu lui il protagonista. Molto più dei ventidue in campo.

Da ex, una tua piccola “vendetta” ai danni del Cagliari. Gli spareggi del ’77 che  hai vinto col Pescara.

Si era da poco ritirato Riva, quindi il Cagliari suscitava ancora un effetto alone. In fondo erano trascorsi appena sette anni dallo Scudetto.  Andò bene a noi in quel caso, anche se contro il Cagliari fini 0-0 a Terni, la classifica finale vedeva Pescara e Atalanta (l’altra delle tre “seconde”,ndr) davanti ai rossoblù.

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