Spezia-Cagliari è alle porte e chi meglio di Roberto Maltagliati può analizzare questa gara? L'ex difensore ha giocato con entrambe le squadre, in due stagioni consecutive, ed è stato anche allenatore delle giovanili bianconere.
Arrivato a Cagliari dall'Ancona nel gennaio del 2004 contribuisce, anche grazie a un fisico non indifferente, a proteggere la porta rossoblù e a conquistare, il 29 maggio, la matematica promozione in serie A, la quarta della sua carriera.
Nella stagione seguente colleziona 31 presenze nella massima serie per poi, nel luglio 2005, trasferirsi proprio nella società ligure, allora militante in Lega Pro, con cui conquista una promozione e una salvezza tranquilla.
L'ex centrale, ora allenatore (ha appena concluso un'esperienza in Albania), ha parlato ai microfoni del quotidiano online "Città della Spezia", ecco l'intervista.
É passato dalla serie A con il Cagliari allo Spezia in Lega Pro. Pentito?
"A Cagliari ho vissuto gli anni più belli, per il clima e tutto il contesto mentre a Spezia ho ottenuto la promozione più emozionante della mia vita. Non sono assolutamente pentito di essere sceso in Lega Pro. Sotto il profilo delle motivazioni, delle emozioni, della soddisfazione personale, la gioia che mi ha dato vincere il campionato a Spezia non me l'ha data nessun'altra stagione. Ho vinto ad Ancona, Piacenza, Cagliari e Torino, ma a Spezia con la gente si era instaurato un rapporto speciale. Quell'anno è stata un'emozione incredibile".
Come vede questa sfida da doppio ex? Il Cagliari sembra poter condurre un campionato a parte in questo momento.
"Il Cagliari ha tanta qualità per un campionato di B. Mi dispiace per lo Spezia che perde qualche colpo in questo momento, ma per me rimane tra le tre più forti della categoria. Certo c'è il Crotone che corre forte, ma se guardo le due rose dico che non c'è paragone. La squadra di Juric gioca sulle ali dell'entusiasmo, e poi quando scendi in quelle piazze non è facile per nessuno. Penso che in casa perderanno davvero pochi punti. Ma il calcio è strano, da un momento all'altro possono cambiare tante situazioni in positivo o in negativo".
Conosce Nenad Bjelica? Segue ancora lo Spezia?
"Non lo conosco personalmente, ma me ne parlano tutti bene soprattutto come persona. Sono contento che ci sia una figura con quelle caratteristiche alla guida della prima squadra, che sappia abbinare le conoscenze tattiche alla capacità di entrare in sintonia con la piazza. Mi fa molto piacere che anche il settore giovanile stia facendo benissimo. Conosco il lavoro di Fusco e Vinazzani, sta dando grandi frutti".
Lei ha allenato alcuni dei ragazzi che oggi stanno vivendo la prima esperienza tra i professionisti. Bastoni, Ceccaroni e Cauz per esempio.
"Cauz è un ragazzo che credo debba ancora fare un passo in avanti prima di poter sostenere una Lega Pro. Giocando come sinistro in un centrocampo a cinque ha trovato la sua vera dimensione. Ha un fisico molto imponente che non lo aiuta a fare il terzino puro nei quattro.
Sapere che Bastoni sta trovando grande spazio a Siena mi riempie di gioia. Veramente un ragazzo eccellente. Non so dove potrà arrivare in carriera, ma dico che caratterialmente merita tutte le soddisfazioni possibili. Allenarlo è stato uno spettacolo, quando c'ero io era uno dei più giovani tra l'altro. Lo stesso vale per Ceccaroni. Io sono stato difensore come lui e dico che ancora gli manca la capacità di ragionare in certi frangenti, di non rischiare l'entrata quando non serve, di leggere le situazioni. Tutte cose che vengono con l'esperienza, ma che devi cercare di affinare da subito".
Nura e Sadiq hanno già preso la strada di Roma.
"Ho avuto l'opportunità di vederli in tempi non sospetti, erano fuori categoria. Soprattutto il primo, credo che abbia numeri veramente eccezionali. Sul secondo bisogna vedere come sviluppa certe caratteristiche. Diciamo che era meno gestibile tatticamente quando l'ho visto giocare. Era un po' come me: in allenamento non mi avresti dato una lira, fino al venerdì partivo riserva. Poi però in campo mi trasformavo. Comunque quando l'ho visto la prima volta, al Torneo di Rijeka di cui divenne capocannoniere, si vedeva che aveva già un istinto del gol strepitoso".
In attesa di un panchina, a cosa si dedica?
"Giro molto, vedo partite. Sono andato a vedere Renate-Pavia pochi giorni fa. Non è la Lega Pro che abbiamo vinto noi, non siamo neanche vicini a livello di qualità. Un campionato così lo avremmo dominato. Neanche il presidebte Ruggieri si era reso conto di aver fatto una squadra così quadrata quell'anno. Bastava metterci in campo in pratica, e il resto andava da sé. Poi se andavamo in vantaggio, poteva anche essere il primo quarto d'ora, ma la partita era già finita".
Peccato aver smantellato quel gruppo l'anno successivo.
"Ad Ancona mi successe la stessa cosa: vinto un campionato alla grandissima, la proprietà decise di cambiare otto elementi. Grandi nomi, proclami, ma poi andò tutto male e retrocedemmo. A quello Spezia sarebbe bastato cambiare due o tre giocatori per fare buone cose. C'era il gruppo e quando c'è il gruppo, anche se sei di un livello leggermente inferiore dell'avversario, te la giochi con tutti. Il gruppo è quello che conta di più, e quello era eccezionale, un mix di tanti fattori positivi".
Domenica per chi tifa?
"Dico Spezia, intanto il Cagliari sono sicuro ce la farà a venire promosso anche se dovesse perdere al Picco".