Cagliari cooperativa del gol: se c’è una certezza in questo avvio di stagione è sicuramente che la squadra di Massimo Rastelli non si affida a un unico giocatore per segnare i gol che possono permettere alla formazione rossoblù di ottenere i punti necessari al ritorno in serie A.
In queste prime cinque giornate sono stati ben sette i rossoblù che hanno trafitto la porta della squadra avversaria di turno: Farias, Deiola Sau, Giannetti, Melchiorri, Farias, Di Gennaro e Balzano. E il numero di marcatori aumenta se aggiungiamo al conto anche le due gare di Coppa Italia in cui, oltre ad alcuni dei giocatori già citati, sono andati a segno anche Capuano e Dessena. Il conto, quindi, arriva a nove.
Giusto per fare un confronto, andiamo a guardare il ruolino di marcia delle quattro squadre che seguono i rossoblù in classifica: il Livorno ha mandato in rete sette giocatori, sei in campionato e uno in Coppa; anche il Cesena è a quota sette: quattro hanno segnato in campionato e tre in Coppa Italia. Lo Spezia, finora sorpresa di questa prima parte di campionato, è a quota nove come i rossoblù: sono sei i marcatori diversi in campionato e tre Coppa. Infine, il Crotone, a quota otto: sei in queste prime cinque giornate e tre in Coppa Italia.
A ben vedere, dunque, il Cagliari, nelle giornate fin qui disputate, ha mostrato una grande varietà di uomini che possono servire alla causa del gol, cosa che sarà molto utile nel caso qualcuno dei rossoblù subisca un periodo di appannamento. E, tra le prime cinque squadre in classifica, si dimostra ancora una volta la migliore.
Giusto per fare un esempio, lo scorso anno, a questo punto della stagione, erano solo quattro i marcatori rossoblù (tre in campionato, Sau, Cossu ed Ekdal, e uno in Coppa Italia, Farias) e, con l’infortunio di “Pattolino”, la squadra entrò in un periodo di grande crisi: basti pensare che i nove marcatori (Farias, Sau, Cossu, Ekdal, Avelar, Ibarbo, Joao Pedro, Conti e Longo) si raggiunsero solo il 4 dicembre, in occasione della gara di Coppa Italia contro il Modena.
Per dirla con i latini, dunque: melius abundare quam deficere.