Erano belli i tempi in cui ti sentivi padrone incontrastato della fascia, avevi licenza di attaccare, prima che difendere. E giocavi con una personalità tale che nessun avversario si fosse presentato di fronte avrebbe potuto farti timore. Segnavi su rigore e su punizione. Ma poi quel maestro, che ispirava le tue giocate e il tuo calcio frizzante, andava via, e tu rimanevi senza più un punto di riferimento.
Ti veniva chiesto di cominciare a difendere, stavolta per davvero. E attaccare? Solo qualche volta, ma con un occhio alla fase difensiva. La “morte”, per un terzino sudamericano. E cominciavi pure a pensare di partire, subito, nella finestra di mercato di gennaio. Ma poi decidevi di non abbandonare la nave nel momento più difficile.
Danilo Avelar sta attraversando, da quando Gianfranco Zola è divenuto il nuovo allenatore rossoblù, un periodo di preoccupante involuzione. Il cambio di filosofia di gioco, e soprattutto di sviluppo dell’azione offensiva, hanno tarpato le ali al terzino brasiliano, che non riesce più ad esprimersi ai suoi livelli. Fatta salva la parentesi di Udine, nella quale il ragazzo ha avuto la freddezza di trasformare il rigore del pari a tempo quasi scaduto, è riuscito soltanto in sporadiche occasioni a superare la sufficienza in pagella. E nell’ultima gara contro l’Inter la fascia sinistra è diventata terra d’assalto dei nerazzurri, che dalle parti di Avelar hanno fatto tutto quello che desideravano.
Che un pò di sana panchina per riordinare le idee possa giovare al brasiliano? Probabilmente sì: Murru, che ha calcato pochissimo il terreno di gioco in questa stagione, scalpita ed è desideroso di dimostrare che in tanti, troppi, si sono sbagliati a lasciarlo fuori.