La normalizzazione di Avelar

Da Zeman a Zola. La parabola del brasiliano

Luca Neri
10/02/2015
Approfondimenti
Condividi su:

C'era una volta l'Avelar Zemaniano. E c'è oggi l'Avelar di Zola. La distinzione è netta, non possono essere identificati in un'unica persona con troppa facilità. Anni luce di differenza separano infatti il Danilo di inizio campionato con quello delle ultime partite. Il primo era un terzino atipico, un'ala a tutti gli effetti, sulla falsa riga di Gareth Bale primo periodo: un laterale di difesa che sembra essere tutto meno che un terzino.

Avelar ha dato tantissimo alla causa del boemo, con la sua qualità, le sue sgroppate sulla corsia mancina, il suo continuo proporsi in avanti. Il brasiliano, probabilmente, era il giocatore che più ha tratto benefici dall'avventura con Zeman, il calciatore che più si sposava con la sua idea di calcio. Ecco, il verdeoro ha risentito moltissimo del cambio in panchina e del conseguente cambio di mentalità, sicuramente meno votata all'attacco di quella spregiudicata del mister di Praga.

Con Zola Avelar non ha più avuto la libertà assoluta di fare l'ala, l'attaccante aggiunto. Ha dovuto metabolizzare piuttosto in fretta l'idea di dover fare il terzino, punto e basta, ed il suo rendimento è calato vistosamente. Da assoluto protagonista ha subito un processo di "normalizzazione".

A questo punto il dubbio sorge spontaneo? Siamo sicuri che questo ragazzo non sia vittima di un errore grossolano che lo relega in un ruolo non suo? E se il suo ruolo fosse l'esterno d'attacco o la mezzala sinistra di centrocampo? Sino alla controprova, non c'è dato rispondere.

Leggi altre notizie su Blog Cagliari Calcio 1920
Condividi su: