È matematicamente impossibile che il Cagliari traduca in campo tutti ciò che Zeman vuole e insegni durante la settimana. È altrettanto vero che nelle ultime due partite la compagine rossoblù ha stentato particolarmente ad eseguire lo spartito di mano boema. Un aspetto, più d’ogni altro è balzato all’occhio, ovvero l’incapacità dei terzini o esterni bassi, qualunque modo li si voglia chiamare ad eseguire il compito richiesto. Se con la Lazio l’assenza per squalifica di Avelar si è fatta sentire, il match casalingo con il Genoa ha visto di rado i due esterni di difesa superare la metàcampo. Un aspetto che non desterebbe stupore se si trattasse di una squadra allenata da un qualsivoglia allenatore “all’italiana”, ma trattandosi della squadra di Zeman, tale aspetto stupisce e non poco. La mancanza di inserimenti centrali in grado di creare sovrapposizioni e spazi per i compagni, la mancanza di profondità e suggerimenti per le punte hanno creato un’indubbia carenza nel gioco rossoblù. Il mantra zemaniano non richiede certamente cross per la testa della punta di turno, trattandosi nello specifico di Sau, uno che a malapena supera i 170 cm, ma un apporto offensivo maggiore è ampiamente richiesto. L’impiego, sinceramente a priori non previsto, di un Longo al centro dell’attacco contro il Napoli, potrebbe invitare Avelar e Balzano ad un gioco non basato esclusivamente con palla a terra, ma anche a provare a sfruttare le doti aeree del giovane attaccante. L’arsenale a disposizione di Zeman, può essere considerato non certo di primissimo piano, ma se l’eterogeneità di armi a disposizione non venisse sfruttata, allora si inizierebbe a faticare non poco, perché proprio sugli esterni il boemo ha costruito la base dei suoi successi.