Quando sei a scuola, spesso il professore ti dice di rispondere alla domanda in 10 righe, a volte 20. In quel poco spazio, devi riuscire a inserire il massimo che tu possa, devi riuscire a stupire e convincere l’insegnante che se avessi potuto avresti potuto scrivere e spiegare ancora di più. Domenica, un altro maestro, Zeman, ha fatto più o meno la stessa cosa con un giovanissimo allievo, Caio Rangel: “Vai in campo e stupisci, hai 28 minuti”. Detto fatto, il funambolo verdeoro ha conquistato tecnico e tifosi, ha ottenuto la promozione a pieni voti offrendo una prestazione sopra le righe. Il ragazzo ha talento, è una scheggia e ha quella fantasia nel dribbling che solo i brasiliani possono avere. Ha appena 18 anni, il Cagliari ha creduto tanto in lui, fortemente voluto da Zeman. Caio ha tutto il futuro davanti, deve ancora migliorare tantissimo tecnicamente e fisicamente, deve imparare ad essere più disciplinato tatticamente, ma quando uno ha il Fattore X lo si capisce al volo. Con una giocata, una carezza del piede al pallone, un gesto, una finta. Se il Dio del Football non ha guardato giù quando sei nato, non potrai mai diventare un grande: siamo certi che uno sguardo a Rio de Janeiro, quel 16 Gennaio del 1996, la divinità calcistica l’avrà dato. Il baby prodigio era arrivato in Sardegna tra l’entusiasmo, come sempre d’altronde quando arriva un Sudamericano. Quando da quella Terra così distante ma così vicina alla nostra isola giunge un giovane, tutti iniziano sempre a fantasticare: chi vorrebbe rivedere Ronaldo, chi Rivaldo. Tuttavia, non era ancora mai sceso in campo in questo avvio di campionato. Non appena però ZZ gli ha concesso una chance, lui l’ha ripagato, conferendo imprevedibilità alla manovra del Cagliari. I rossoblù hanno già dei buoni elementi là davanti ma da sempre, quando si parla di calcio, si parla anche un po’ di Brasiliano.